ROMA -. Confermata dalla Cassazione la condanna all’ergastolo per Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno accusato di aver somministrato farmaci letali a diversi pazienti tra il 2011 e il 2014. Ci sarà l’appello ter solo in relazione ad un’accusa di omicidio, mentre tutte le altre sono state confermate. Respinto il ricorso del Pg della Corte d’Appello.
La Cassazione nel luglio scorso aveva rigettato il ricorso dei difensori dell’infermiera Laura Taroni, che prestava servizio nello stesso ospedale e aveva una relazione con Cazzaniga, confermando la condanna a trent“anni per l’omicidio del marito, Massimo Guerra, e quello del madre Maria Rita Clerici, anche questi decessi, secondo l’accusa, provocati con un mix letale di farmaci. Movente l’odio per il marito, ostacolo ormai ingombrante alla relazione con Leonardo Cazzaniga.
Il medico anestesista, che si faceva chiamare “angelo della morte”, era accusato di avere somministrato farmaci letali, il famoso “protocollo Cazzaniga”, a 13 persone, tra il 2011 e il 2014. La Prima Sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza emessa il 13 aprile 2021 dalla Corte di assise di appello di Milano, relativamente al giudizio di responsabilità di Leonardo Cazzaniga per l’omicidio volontario di Domenico Brasca. L’annullamento – a quanto si appreso – è stato determinato da ragioni procedurali, legate alla mancata rinnovazione di prove dichiarative determinanti per l’assoluzione pronunciata in primo grado.
Di conseguenza è divenuta irrevocabile l’affermazione di penale responsabilità di Cazzaniga in ordine a tutti i rimanenti nove omicidi volontari, per i quali il camice bianco era stato già condannato in appello a seguito dell’inchiesta “Angeli e demoni” che aveva fatto luce sui decessi sospetti.
Cazzaniga, infatti, è stato condannato per avere somministrato, a pazienti ricoverati in reparto, farmaci per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione, tali da determinarne la morte, nonchè per avere – in concorso con Laura Taroni, infermeria del medesimo ospedale, separatamente giudicata e condannata a 30 anni di reclusione in appello in un altro filone processuale – cagionato la morte del marito e del suocero di quest’ultima.
La Prima Sezione penale ha respinto i ricorsi del Procuratore generale presso la Corte di appello di Milano, e delle parti civili, relativi agli omicidi volontari, commessi nello stesso contesto, per i quali era stata adottata, in appello, pronuncia di assoluzione per tre decessi, quelli di Giuseppe Vergani, Virginia Moneta e Giacomo Borghi.
Infine, la Prima Sezione penale ha accolto parzialmente i ricorsi dei rimanenti imputati – quattro medici della commissione ospedaliera chiamati a valutare l’operato di Cazzaniga e accusati di favoreggiamento, accusa prescritta in appello – e dei responsabili civili. Infatti, ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Nicola Scoppetta, Paolo Valentini, Maria Luisa Pennuto e Roberto Cosentina per una particolare condotta di favoreggiamento personale (capo 11, per la condotta riferita al delitto di cui al capo 2), perché il fatto non sussiste, rigettando i ricorsi nel resto.