VARESE – Le cronache recenti del territorio varesino, lo sanno bene i nostri lettori, sono state dense di notizie tristi e fatti di sangue. A sottolineare la preoccupante tendenza, questa mattina, intervenendo alla presentazione del progetto “Casa della Nutrice” è Procuratore della Repubblica di Varese Daniela Borgonovo: “Cinque casi di omicidio a Varese in sette mesi sono un dato davvero allarmante e mai visto”.
Il 90% delle violenze non viene denunciato
Una fotografia, quella fornita dal Procuratore, non certo rassicurante: “È in aumento la violenza di tutti i tipi – ha esordito il procuratore – quella sulle donne e sulle persone vulnerabili ancora di più. La violenza di genere domestica è ormai una vera emergenza e deve essere affrontata con altrettanta urgenza. Emergono dalle statistiche dei numeri allarmanti: l’anno scorso i femminicidi in Italia sono stati 118 e il 90% delle violenze non viene denunciato“.
Violenze sessuali, maltrattamenti, stalking: i fragili nel mirino
Donne e bambini, soggetti fragili e particolarmente esposti, su cui la dottoressa Borgonovo ha esposto dati che si commentano da soli. Nella sola città di Varese, da gennaio ad agosto, si sono presentate nei Pronto Soccorso 55 donne che avevano subito violenza fisica, 12 donne vittime di violenza sessuale, oltre a 7 bambini. La Casa della Nutrice si è occupata di 117 donne e 43 minori. In Procura a Varese sono stati iscritti 225 procedimenti per reati di maltrattamento, 48 di violenza sessuale, 134 per stalking.
La lunga scia di sangue in mezzo anno orribile
“Nel nostro territorio – ha detto il Procuratore Borgonovo – da gennaio a luglio sono stati commessi 5 omicidi, di cui 3 legati a dinamiche familiari, Morazzone, Mesenzana e Cantello, con più persone uccise. È un dato davvero allarmante, la situazione è gravissima. Cinque casi di omicidio in un circondario come quello di Varese in mezzo al verde e in famiglie che hanno un minimo di benessere economico, una casa e un lavoro – ha commentato – è qualcosa che non avevo mai visto negli anni precedenti. Non possiamo più aspettare – ha concluso il magistrato -, è tempo di fare emergere questo sommerso perché la violenza genera violenza”.