SESTO CALENDE – Dopo anni di battaglie legali perse (Tar della Lombardia e Consiglio di Stato) l’amministrazione di centrodestra di Sesto Calende si deve arrendere: l’Associazione Comunità Islamica Ticinese avrà il suo centro culturale, di fatto la prima moschea che sorgerà in provincia di Varese.
Ad ospitare il luogo di culto musulmano sarà il rione Mulini, in via Capè angolo via dell’Artigianato (località La Quadra), zona industriale.
Lo certifica il il rapporto preliminare della Variante al Pgt di Sesto appena depositato in cui si legge: “risulta essere quella che presenta le migliori condizioni di corrispondenza tra le necessità rappresentate dall’Associazione Culturale Islamica Ticinese e la perseguibilità tecnico-amministrativa della modificazione della funzione urbanistica”.
Nel rapporta preliminare si elencano anche le nove location alternative che erano state prese in considerazione. Tra le altre, si era pensato all’area affianco al campo sportivo, a lato del cimitero, dietro la stazione ferroviaria, al posto dell’area cani adiacente all’asilo nido, eliminando l’area feste di San Giorgio, lungo via Oriano e al posto del campo da gioco di via Montello.
La decisione finale è ricaduta su via dell’Artigianato, dietro un’azienda di lavorazione dei metalli e, fa notare qualcuno, a breve distanza da un complesso di villette.
Si apre ora l’iter amministrativo che terminerà, in un tempo stimato tra i 6 mesi e l’anno, con l’approvazione definitiva da parte del Consiglio comunale.
A proposito di consiglieri, arriva l’attacco frontale al Comune guidato da Lega e Forza Italia da parte del gruppo di minoranza Sesto2030 secondo cui l’esito della vicenda rappresenta una “sconfitta politica di questa amministrazione”.
“Era il settembre del 2021 – afferma il movimento d’opposizione – quando il capogruppo di maggioranza Marco Colombo dichiarò sul tema moschea: sono pronto a dimettermi da tutte le cariche pubbliche pur di difendere le ragioni dei sestesi. Noi di Sesto2030 pensiamo che il capogruppo dovrebbe pensare alle dimissioni per aver mentito ai sestesi convincendoli implicitamente che la sua parola avrebbe avuto più forza delle sentenze dei tribunali”.