Sul fronte Reddito di cittadinanza, “da aprile 2019 a oggi hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità 2,24 milioni di nuclei familiari per un totale di oltre 5 milioni di persone, con un importo medio Rdc-Pdc (reddito e pensione di cittadinanza) attualmente di circa 550 euro per nucleo e una spesa totale di circa 8 miliardi l’anno. Circa il 20% dei percettori già lavorava, con guadagni minimi, fin dall’inizio della misura e non ha smesso di farlo, anzi ha aumentato la propria offerta sul mercato, come abbiamo rilevato nell’ultimo rapporto annuale Inps. Un dato sufficiente a rilevare che il reddito non incentiva a stare sul divano“. Lo afferma in un’intervista al ‘Fatto Quotidiano’ il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
“I dati – aggiunge – mostrano che il programma del Rdc non è statico, anzi ha una mobilità molto sostenuta, con un tasso di sostituzione di circa il 50%: dall’inizio sono ‘entrate’ 5 milioni di persone e ne sono ‘uscite’ la metà. Le ‘permanenze’ sono soprattutto di chi ha maggiore distanza dal mercato del lavoro: minori, anziani, disabili e soggetti che non presentano rapporti di lavoro negli ultimi anni o che non ne hanno mai avuti”.
Quanto alle accuse secondo cui il Rdc avrebbe fallito l’inserimento nel mondo del lavoro Tridico risponde “non direi proprio. Ribadisco che il 20% dei percettori del Rdc lavora, sono working poor a cui viene integrato il reddito, percentuale aumentata rispetto al 2019, quando era del 18,5%. Inoltre, il profilo dei percettori nel 70% dei casi è costituito da persone con bassa istruzione, spesso difficili da allocare sul mercato, un mercato che per buona parte dell’ultimo triennio è stato bloccato da pandemia e crisi. Ciò premesso, la riattivazione sul mercato, la presa in carico e le politiche attive rimangono l’anello debole non solo del programma del Rdc, ma delle politiche del lavoro più in generale“. Il fatto è – conclude – che senza il reddito “per milioni di persone, rimarrebbe solo la Caritas“.