La biologia non si può cambiare per “scelta di un giudice”. E’ questa, in sostanza, la sentenza emessa dal Tribunale di Arezzo, che ha respinto la richiesta di due donne.
Per l’anagrafe la mamma dei gemellini di Anghiari (Arezzo) resterà una sola, la donna che li ha partoriti. E’ stato respinto dalla sezione civile del Tribunale di Arezzo il ricorso della coppia che chiedeva il riconoscimento del rapporto di filiazione anche per l’altra donna, che si era sottoposta a inseminazione artificiale, praticata in Spagna, con successivo trasferimento e impianto degli ovociti sulla compagna.
Pur nella comprensione umana del caso e del “concreto rapporto genitoriale non solo intenzionale ed affettivo ma anche biologico tra i minori ed entrambe le ricorrenti”, scrivono i giudici di Arezzo, “l’esigenza di tutela dell’interesse dei minori, allo stato della legislazione vigente, non può legittimare il tribunale a sostituire le proprie valutazioni con quelle spettanti esclusivamente al legislatore“.
Per la sezione civile del Tribunale aretino, tutta formata da donne, c’è uno spazio vuoto da colmare a livello normativo che orienti le decisioni della magistratura rispetto a quanto di nuovo avviene nella società sul delicato tema della genitorialità. Come, appunto, il caso di coppie dello stesso sesso che formano famiglie, hanno figli con fecondazione medicalmente assistita all’estero e chiedono in patria il riconoscimento di uno status che la legge italiana non ammette.
Nel caso specifico di Anghiari la coppia è formata da due donne che dopo dieci anni di unione sentimentale, si sono civilmente unite il 5 giugno 2021. Il 14 giugno di quest’anno – racconta il Corriere di Arezzo – una delle due ha dato alla luce all’ospedale San Donato di Arezzo i gemellini portati in grembo nove mesi, dopo il transfer embrionale dall’altra, che ha partecipato alla nascita con la fecondazione artificiale dell’ovulo. Mentre la crescita dei piccoli procede con le due mamme che esercitano in sintonia il loro ruolo, l’Ufficiale di Stato civile del Comune di Anghiari si è opposto alla rettifica dell’atto di nascita con l’integrazione del cognome della “madre intenzionale” accanto a quello della “madre partoriente“.
Si è attenuto al’’articolo 4 comma 3 della legge 40 del 2004. E su questo paletto invalicabile si è andato ad infrangere il ricorso proposto dalle due donne con l’avvocato Ramona Borri e discusso con argomenti giuridici di respiro internazionale ed umani. Il collegio di giudici, con presidente Lucia Faltoni, giudice relatore ed estensore Alessia Caprio, e giudice onorario Cristina Colombo, ha accolto l’opposizione del Ministero dell’Interno e del Comune di Anghiari guidato dal sindaco Alessandro Polcri, rappresentato dall’avvocato Enrico Maccari. Ora la mamma di Anghiari non riconosciuta nell’atto di nascita potrebbe tentare la via dell’adozione per proseguire la battaglia sua e delle coppie arcobaleno.