NAPOLI – “Bivacco è una parola che non si può usare in un regolamento, è una parola fascista”, hanno tuonato dai banchi del Consiglio comunale di Napoli i consiglieri di sinistra, compresi quelli che fanno capo all’ex sindaco Luigi De Magistris. Per un attimo alcuni consiglieri, compresi quelli del Pd, hanno pensato si trattasse di una battuta o di uno scherzo.
Invece era tutto vero e sul termine “bivacco” il nuovo «Regolamento di sicurezza urbana», proposto dall’assessore alla Legalità Antonio De Iesu, la discussione si è arenata, con la sinistra che ha scatenato una vera e propria gazzarra, bloccando i lavori del consiglio comunale.
La sinistra si scanna sul bivacco
Motivo? “Bivacco” rievocherebbe il famoso discorso di Benito Mussolini: «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli». Il “pericoloso” termine compare nell’articolo 10 della normativa messa in atto per contrastare il degrado della movida selvaggia, che recita: «È vietato il bivacco, ovvero lo stazionamento, anche occasionale, consumando cibi e o bevande, ove presenti sui sagrati dei luoghi di culto, dei monumenti e in prossimità di palazzi ed edifici di interesse artistico-monumentale».
Cancellate il termine!
Nessun riferimento fascista, dunque, compare nel regolamento. Tanto più che normalmente con “bivacco” s’intende accampamento notturno all’aperto. In montagna con tale termine ci si riferisce anche a una struttura incustodita a uso degli alpinisti per rifugio e pernottamento.
“Si tratta di una forzatura lessicale che evoca in qualche modo il discorso di Mussolini del 1925 dopo l’assassinio di Matteotti, bisogna trovare un altro vocabolo e mettere mano anche ad altri aspetti del Regolamento”, hanno tuonato Sergio D’Angelo e Rosario Andreozzi di Napoli solidale.
E il Pd? In imbarazzo per la situazione venutasi a creare e per evitare un voto contrario di parte della maggioranza sul nuovo regolamento, il Partito Democratico si è accodato alla sinistra e ha chiesto di cambiare la parolina “bivacco, intollerabile nella città delle “Quattro Giornate“.