Tommy; Altro tassello in vicenda giudiziaria ormai conclusa


Bologna, 12 feb. (Apcom)
– Un altro tassello nella vicenda
giudiziaria del “piccolo Tommy”, il bambino sequestrato tre anni
fa sotto gli occhi dei suoi genitori Paolo Onori e Paola
Pelleghelli in provincia di Parma, poi ucciso da tre balordi che
si sono sostenuti a vicenda, con l’aiuto di un quarto complice.
Questa mattina la Corte d’appello di Bologna – dove si è svolta
una parte del processo – ha confermato le sentenze di primo grado
per l’ex pugile Salvatore Raimondi e il capomastro della ditta
che eseguì i lavori di ristrutturazione della casa degli Onofri
Pasquale Barbera accertando la condanna a vent’anni inflitta con
il rito abbreviato per il primo e l’assoluzione per il secondo.
Presso il Tribunale di Parma, invece, al primo grado sono stati
al momento condannati Antonella Conserva e il compagno Mario
Alessi muratore siciliano di 44 anni, rispettivamente a 30 anni e
all’ergastolo.

L’incubo per la famiglia Onofri comincia la sera del 2 marzo
2006 quando, intorno alle 21, due sconosciuti fanno irruzione
nella casa in località Casalbaroncolo, nella campagna parmense. I
due genitori e il fratellino Sebastiano di otto anni vengono
immobilizzati con del nastro adesivo: il piccolo Tommaso, di soli
18 mesi, viene strappato dal seggiolone e rapito. Il padre,
Paolo, 46 anni, direttore di un Ufficio postale di Parma, riesce
presto a liberarsi e a lanciare l’allarme, ma del piccolo rapito,
che è febbricitante e gravemente malato di epilessia, non si
trova traccia. Soltanto dopo un mese di ricerche, di
interrogatori e di perquisizioni, l’1 aprile nell’ambito di una
vasta operazione scattata nella notte, che coinvolge Polizia e
Carabinieri, vengono ispezionate le campagne e i casolari della
bassa parmense, mantovana e reggiana alla ricerca bimbo.

In giornata vengono ascoltate una quarantina di persone e sono
tratti in stato di fermo di Polizia Alessi, la sua compagna
Conserva e Raimondi. Mario Alessi, interrogato per alcune ore,
confessa l’omicidio di Tommaso Onofri, commesso una ventina di
minuti dopo il suo rapimento e, in serata, conduce gli
investigatori ed i Vigili del Fuoco sul luogo dove è stato
occultato il corpicino del bimbo trucidato, presso il torrente
Enza.

I tormenti della famiglia Onofri sembrano tra l’altro non finire
mai. Il padre – che subito dopo il rapimento è stato anche
iscritto nel Registro degli indagati per il ritrovamento sul suo
computer di “materiale pedopornografico” – è stato colpito lo
scorso agosto da una crisi cardiaca mentre si trovava in Trentino
in vacanza. Trasferito in elicottero dall’ospedale di Trento a
quello di Parma Paolo Onofri si trova dall’estate scorsa in stato
di coma vegetativo.

Apa

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