Bruxelles, 3 set. (Apcom) – Dopo gli interventi diplomatici del portavoce capo della Commissione europea, Johannes Laitenberger, il ‘no comment’ del commissario alla Giustizia Jacques Barrot e l’ironia del collega agli Affari economici e monetari Joaquìn Almunia, (“a chi dovrei chiedere l’autorizzazione di parlare?”), oggi è arrivata finalmente la risposta diretta del capo dell’Esecutivo comunitario, José Manuel Barroso, agli attacchi del premier italiano Silvio Berlusconi contro le ‘esternazioni’ di portavoce e commissari di Bruxelles. Una risposta piuttosto dura, che non concede scusanti a Berlusconi se non quella di “non comprendere l’originalità” della Commissione, che incarna il ‘metodo comunitario’ e l’interesse generale europeo, e che comunica ogni giorno con l’opinione pubblica tramite i suoi portavoce perché questo è “non solo un suo diritto, ma un suo dovere”.
Barroso, ha difeso il suo servizio stampa affermando che tutti i suoi membri hanno la sua fiducia e il suo sostegno nel loro lavoro quotidiano, un lavoro di cui si è detto “molto fiero”. “Non c’è nessun altro organismo amministrativo a livello internazionale – ha sottolineato – che si metta ogni giorno al servizio dei cittadini”. Il presidente della Commissione ha concluso la sua difesa non ‘d’ufficio’ ma certamente sincera e convinta del ruolo dei portavoce e dei commissari ricorrendo a un’aggettivo che non ha nulla di diplomatico: “Io sono intransigente – ha detto – nella difesa delle prerogative
delle istituzioni europee e in particolare della Commissione”.
In difesa di Berlusconi è intervenuto invece il ministro degli Esteri, nonché ex commissario europeo, Franco Frattini. “Barroso ha detto cose ovvie, ha detto che è fiero e ha fiducia nei suoi portavoce. Ci mancherebbe altro”, ha osservato, aggiungendo però subito dopo che “se la Commissione europea è un organo politico devono parlare i politici e non i portavoce”. Una frase quantomeno singolare per chi, da commissario europeo, ha affidato proprio ai suoi portavoce, per anni, molte risposte, sia tecniche che politiche, alle domande quotidiane della sala stampa di Bruxelles. La difesa d’ufficio di Frattini, inoltre, contiene l’ammissione che almeno i commissari, essendo ‘politici’, avrebbero il diritto di parlare, al contrario di quanto pretendeva Berlusconi.
Per l’opposizione, le parole del presidente della Commissione sono la risposta che il premier si meritava. Secondo il segretario del Pd, Dario Franceschini, “Barroso ha detto una cosa assolutamente giusta, e non mi sembra un pericoloso estremista: è un esponente dei Popolari europei. Ma se scatta un problema di dignità delle istituzioni negli altri paesi e nell’Unione europea sanno quando c’è il dovere di reagire”. Berlusconi, ha continuato Franceschini, “mostra che gli dà fastidio un po’ tutto: l’opposizione, la stampa libera le organizzazioni internazionali, Onu e le organizzazioni dei rifugiati quando criticano le politiche dell’immigrazione o addirittura i portavoce dell’Unione europea. Si dia una calmata- ha concluso il segretario del Pd – perchè di mezzo c’è la
credibilità e l’autorevolezza del nostro paese non solo la sua”.
Durissimo il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: “Barroso ha preso le distanze dell’atteggiamento schizoide del Presidente del Consiglio, confermando la stima per l’operato dei portavoce europei. Il presidente della Commissione – ha osservato ancora Di Pietro – non è né il primo né l’ultimo a rispondere a tono a
Silvio Berlusconi. L’immagine dell’Italia va giù, sempre più giù, e sempre più lontano dai tavoli che contano” ed è ormai “al collasso sociale”. A questo punto, ha concluso il leader dell’Idv – serve la piazza per chiamare all’appello gli italiani ed invitare un Presidente del Consiglio ostile ai cittadini a togliere le tende per dedicarsi alla ricostruzione di un equilibrio mentale ormai compromesso”.
Finirà così la polemica sulle ‘esternazioni’ dall’Ue, che Berlusconi vede come rifornimenti di munizioni per gli attacchi dell’opposizione interna? Sembra difficile: sia perché non è affatto escluso che il premier ritorni sulla questione (come ha già fatto tre volte da quando è al governo), sia perché quasi certamente gli eurodeputati socialisti, liberaldemocratici, verdi e comunisti chiederanno a Barroso di ripetere davanti ai loro gruppi politici, la settimana prossima, in modo forte e chiaro la sua doverosa difesa delle prerogative della Commissione europea, e del diritto dei suoi membri e dei suoi portavoce di intervenire pubblicamente su qualunque tema di loro competenza, anche quando questo rischia di provocare malumori e mal di pancia in qualche capitale.
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