Gli occhi pieni di meraviglia dei marocchini, giocatori e tifosi; le strade di mezza Europa piene di bandiere rosse con la stella verde, l’orgoglio di un popolo di emigranti che vuole dirci: ci siamo anche noi e possiamo fare grandi cose. Dal successo organizzativo dei Mondiali di calcio in Qatar ci arrivano lezioni per una nuova prospettiva.
La vicenda parte nel 2010. Si assegna a sorpresa il Mondiale del 2022 al Qatar, un puntino sul mappamondo, per superficie come l’Abruzzo, per popolazione come la Calabria. Ma uno dei primi Paesi al Mondo per PIL pro-capite. Grande sconfitta la candidatura degli Stati Uniti, per 14 ad 8. Da subito si è gridato alla corruzione, con i petrodollari, del ristretto numero di votanti. Blatter e Platini li conosciamo tutti e sono finiti male. Quasi tutti gli altri votanti sono finiti nei guai pure. Ma quello era il “governo del calcio mondiale” che sceglieva ed andava bene a tutti. L’onda lunga della corruzione è arrivata fino ad oggi, con la vicenda dei sacchi di soldi trovati alla vice Presidente greca dell’Europarlamento, con connivenze italiane.
Dopo la clamorosa assegnazione però oltre gli strilli nulla. Sono seguiti anni di lavori a ritmo forzato nel deserto, nuovi stadi che sono costati la vita ad oltre 6000 operai, ovviamente provenienti da paesi poveri del mondo e quindi dimenticati. La FIFA e i Governi occidentali che gridavano allo scandalo in silenzio, non hanno mai fatto nulla di concreto per loro.
Finalmente è poi partito il torneo e subito le polemiche politiche sul divieto del simbolo arcobaleno. Alcune nazionali europee inscenano sceneggiate. La FIFA ondeggia tra dichiarazioni comiche e scelte di realpolitik. Si parla più di idelogia che di calcio nei talk show televisivi nostrani. Però si va avanti, evento grandioso, senza badare a spese. Stadi tutti nuovi, nessuna pecca organizzativa di rilievo, insomma funziona. I tifosi variopinti delle nazionali ci sono, lo spettacolo sportivo è notevole e la gente si diverte. Questo in fondo è il vero senso del più seguito evento sportivo mondiale che qualcuno per forza voleva “colorare” ideologicamente.
Gli Emiri ci danno una lezione: il Mondo non è a senso unico come pretende l’Occidente. E’ sempre più multipolare e ognuno chiede e pretende rispetto. Dentro questo messaggio c’è il nostro rapporto con la galassia islamica. Tutte le contraddizioni dei nostri atteggiamenti sono emerse: prendiamo soldi per farci corrompere salvo poi indignarci a parole ma senza cambiare nulla. Pretendiamo che in un Paese islamico si sfoggino i nostri dogmi arcobaleno molto scenografici, salvo poi fregarcene di quello che accade veramente ai lavoratori asiatici e africani in Qatar. Usiamo i petrodollari per il nostro profitto salvo poi sputarci sopra per alimentare l’islamofobia.
Ecco, quest’odio che ci accompagna dall’11 settembre è diventato un comodo stratagemma, per avere un “nemico medievale” dell’Ordine Occidentale progredito e dei suoi “diritti” da imporre globalmente, salvo poi farci regolarmente accordi e affari neanche sottobanco. In sintesi la si potrebbe chiamare “ipocrisia globale”, perfino “razzismo culturale”, in definitiva una sorridente forma di “imperialismo arcobalenato”.
Scendendo su un caso particolare, dovremmo chiederci perchè si discute sempre in modo così accanito sulla costruzione di nuove Moschee in Italia.
A dar retta ad una certa politica sembrerebbe che siano tutti infervorati dalla difesa della Cristianità. Ma ci vuole poco per capire che questo è un pretesto per lucrare voti su posizioni islamofobe. I mussulmani in Italia sono circa 2,7 milioni. Per lo più lavorano, pagano le tasse, convivono con la cultura italiana inserendosi gradualmente in essa. Il problema sicurezza e terrorismo è noto ma si manifesta in casi veramente isolati. E quindi cosa spinge ad ostacolare ad esempio l’edificazione di un luogo di culto in cui anche “loro” potrebbero pregare in grazia di Dio? Il sospetto è che il vero obbiettivo sia quello di imporre una “neo-religione civile” laicista e scientista, chiaramente atea. La Cristianità la stanno già svuotando da tempo con baldanza e molti “collaborazionisti interni” dei significati più sacri e spirituali. Con i mussulamani sarebbe più difficile, meglio tenerli lontani dalle loro Moschee.
Ora ci arrivano lezioni utili dal travagliato ma bel Mondale in Qatar giustamente “de-idelogizzato”. E pure dal successo sportivo del coraggioso Marocco che ci mette in mostra, proprio nelle nostre strade, la Società multipolare in cui viviamo e da cui non sfuggiremo più. Quando finalmente, in un’ottica multipolare, rifiuteremo le ipocrisie e le imposizioni politiche di certe Elite globali, romperemo i meccanismi che lucrano sulla cultura dell’odio e sulle divisioni della gente. Allora potremo dire di aver fatto un buon passo verso un nuovo stabile Ordine mondiale ed una sana integrazione sociale in Europa. Per l’Occidente è una sfida epocale perchè indietro non si torna più. Se finalmente la smettessimo di odiare per imporre invece che portar rispetto e dimostrare di meritarselo con coerenza, si otterrebbe di più per tutte le Genti e per la vera Sovranità popolare.
Marco Cerini
Vergiate