Venezia, 3 set. (Apcom) – E’ più importante perdonare e dimenticare? Perdonare ma ricordare? Perdonare davvero senza dimenticare? Il dilemma attraversa il bellissimo film di Todd Solondz ‘Life during Wartime’, prosecuzione riveduta e corretta di ‘Happiness’, dove gli stessi personaggi surreali e disperati si aggirano feriti dalla vita. Qualcuno è invecchiato di dieci anni come vorrebbe un sequel corretto dal punto di vista cronologico, altri solo di un lustro. Tutti hanno i segni del dolore, della delusione, del disincanto, qualcuno dell’orrore.
Non è semplice perdonare un abuso, non è semplice perdonare chi ci ha mentito, non è semplice perdonarsi di essere stati dei ‘mostri’. Ma anche i mostri combattono con un nemico che è dentro di loro. Il perdono e l’oblio sono i tarli che albergano nella mente dei Jordan, famigli ebrea americana residente in Florida. I personaggi sono quelli di ‘Happiness’. Joy (Shirley Henderson) scopre che suo marito Allen non è del tutto guarito dal suo perculiare ‘disturbo’, è anche perseguita dal suo ex Andy che l’accusa del suo suicidio. Tenta di ritrovare un equilibrio in famiglia ma anche questo è precario come la sua vita.
La sorella di Joy, Trish (Allison Janney) cerca di rifarsi una vita con i suoi tre figli, dopo avere scoperto che il marito psichiatra abusava dei ragazzini. Trish trova conforto nella relazione con Harvey (Michael Lerner), un uomo più anziano di lei, divorziato con un figlio. Helen (Aly Sheedy) è vittima del suo successo e del suo egocentrismo. Nel frattempo l’ex marito di Trish esce dal carcere dove era stato rinchiuso per stupro, tenta un contatto col figlio più grande Billy. Intanto il piccolo Timmy scopre la verità sul padre pedofilo che credeva morto. Il castello di menzogne crolla ancora una volta, fingere di dimenticare e fingere di perdonare diventano la gabbia in cui rimangono intrappolati i personaggi. Straordinario cameo di Charlotte Rampling che stasera sarà sul red carpet.
Il vero perdono è quello che riesce a sopportare anche il ricordo ed è quello finale del piccolo Timmy che spezza la catena con l’ultima frase finale “Non mi importa della libertà e della democrazia. Io voglio mio padre”. Surreale, onirico, simbolico, divertente, ‘Life during Wartime’ è un film denso e profondo, allegro e disperato. Come la famiglia Jordan.
Bnz
© riproduzione riservata