Quando la legge si affida alla fede…

La fiducia di Don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria di Milano, "i ragazzi torneranno indietro e si costituiranno" (la foto del parroco del carcere minorile, dal web)

MILANO – La storia degli evasi dal carcere minorile di Milano apre nuovi squarci e molti spunti di riflessione. Mentre sono tre al momento (tra i “fermati” o “costituitisi” autonomamente, ndr) i ragazzi nelle mani del braccio della giustizia, e mentre la Penitenziaria si muove sulle tracce degli altri quattro ragazzi ancora fuggiaschi, a parlare è Don Gino Rigoldi, cappellano della struttura. Il parroco è netto nel giudizio, conosce i suoi ragazzi “mi telefoneranno, li riporterò indietro”, dice con fermezza.

Il problema, però, ora è l’effetto-domino che la fuga ha causato: altre rivolte tra i detenuti, che hanno appiccato il fuoco e intossicato quattro agenti, mandandoli in ospedale. E ora, per calmare le acque per altri otto giovani detenuti si sono aperte le porte di nuovi penitenziari, mentre per i tre fuggiaschi già maggiorenni quelle del carcere per “adulti”.

Il “Beccaria” di Milano non è certo l’Eldorado. E non è neanche quel luogo rieducativo che un carcere – specialmente se destinato a minori – dovrebbe essere. Prova ne è il fatto che manchi di un direttore effettivo da ben 20 anni, e che da ben 16 anni è in attesa di manutenzioni mai davvero portate a termine. E inoltre, un numero eccessivo di detenuti e alcuni già maggiorenni, cosa che secondo il sottosegretario Ostellari non dovrebbe più accadere. Ma il sovraffollamento delle carceri è una urgenza tipicamente italiana, una di quelle cose “in agenda” da una vita, come una nuova legge elettorale, che i vari governi non hanno mai il tempo di affrontare.

Che sia questa la volta buona?

G.M.A.