Madrid, 12 feb. (Apcom) – La riforma dell’aborto in Spagna va
avanti: secondo quanto riferiscono oggi i media spagnoli, il
gruppo socialista al Congreso (camera dei deputati) spagnola
presenterà oggi alla sottocommissione parlamentare competente le
proposte su cui dovrebbe fondarsi futura legge che dovrebbe
essere approvata nei prossimi mesi. Il Psoe di Jsoé Luis
Zapatero, assessorato da un gruppo di esperti, secondo il
quotidiano filo-socialista ‘El Pais’ si starebbe orientando verso
modifiche che rendano l’aborto un vero e proprio diritto per le
donne entro la 14esima settimana di gravidanza, mentre dopo la
22esima settimana diventerebbe difficile abortire anche in casi
tassativi.
Si tratterebbe di un cambiamento sostanziale rispetto alla
situazione attuale, perché finora in Spagna l’aborto è soltanto
depenalizzato in alcuni casi tassativamente previsti dall’art.
417 del codice penale: stupro (entro le 12 settimane), “gravi
tare fisiche o psichiche” del nascituro (entro le 22 settimane ma
serve il parere di uno specialista) e “grave pericolo per la vita
o la salute psichica della madre” (senza limiti temporali, ma
anche in questo caso serve il parere di un medico). Numerosi casi
di aborti compiuti in condizioni sospette sulla base dell’ultimo
di questi tre presupposti in cliniche private di Madrid e
Barcellona hanno fatto sorgere polemiche nel 2007 e sono fra i
motivi che hanno spinto il governo a procedere a una riforma.
Secondo il progetto di riforma, le donne che lo vogliano potranno
abortire senza nessuna giustificazione entro la 14esima settimana
(un modello mutuato dalla legge francese). Oltre la 22esima
settimana, invece, dovrebbe diventare particolarmente difficile
abortire anche nei casi di malformazione del feto o pericolo
grave per la salute fisca o pscichica della madre. Questa parte
della proposta di legge – ancora soggetta a modifiche e
precisazioni – è mirata a impedire aborti tardivi. Sul pericolo
per la salute della madre infatti si basano oggi il 97% degli
aborti praticati in Spagna, che sono in costante aumento: secondo
dati del ministero della Sanità, le interruzioni di gravidanza
volontarie nel 2007 sono cresciute del 10%, passando da 101.592
nel 2006 a 112.138. Sempre più spesso, ad abortire sono le più
giovani (15.000 aborti fra le minori di 19 anni e 500 fra le
minori di 15).
La proposta di legge, fortemente osteggiata dall’opposizione di
destra del Partido popular (Pp) e dai potenti vescovi spagnoli,
fissa a 16 anni l’età per le donne per avere “autonomia di
decisione”. Fra i 12 e il 16 sarà necessario il consenso dei
genitori o di un tutore, anche se la minore sarebbe “sentita”.
Infine, la nuova legge dovrebbe disciplinate anche l’obiezione di
coscienza dei medici, in modo da “chiarificarne l’esercizio” e
fare in modo che “non si eriga come ostacolo all’accesso
all’aborto”. In sostanza i centri sanitari non dovrebbero poter
decidere se praticare o meno aborti e, restando possibile
l’obiezione di coscienza dei singoli medici, dovrebbero sempre
avere a disposizione personale non obiettore per garantire la
possibilità di abortire.
Ape
© riproduzione riservata