La Croazia entra in zona euro e in area Schengen. Nell’UE già dal 2013, ora punta sulla crescita economica, sulle infrastrutture e sul turismo

L'ingresso nell'UE del 2013, ora per Zagabria si completa l'europeizzazione, nel nome del turismo e . Le parole della Lagarde: ora tocca ad altri Paesi (nella foto l'immagine della bandiera croata dal web)

ZAGABRIA – Un tempo era Jugoslavia, oggi Croazia, un paese con 3,9 milioni di abitanti e un Pil di circa 60 miliardi di euro che sognava l’Europa. E da oggi il “sogno” si realizza del tutto, il processo è completato infine. La Croazia nel 2013 il era entrato a far parte dell’Unione Europa e adesso, dal 1 gennaio 2023 entra anche in zona Euro e in area Schengen. Sarà forse un volano per il paese – certo le illusioni della gente sono tante – in un paese che ha ancora alti livelli di corruzione, troppo carico di burocrazia, ma che se ci pensiamo bene era in guerra neanche trent’anni fa.

La prima era stata la Slovenia ad affrancarsi dalla Jugoslavia e ad entrare nell’euro-zona, ma di quello che è rimasto delle macerie del sistema slavo unitario di Tito oggi è solo una frammentazione di paesini etnie e livori che, specialmente a sud, raccontano di una storia di distanza galattica dall’adesione alla UE. Alcuni di questi paesi avviluppati in questioni interne o di territorialità locale ancora tutte da dibattere, come la Bosnia Herzegovina con la Repubblica Srpska di Bosnia Erzegovina, o ancora come il Kosovo, un paese fantasma, riconosciuto solo in parte e non completamente a livello internazionale, o per andare appena fuori dai confini dell’ex Jugoslavia come il caso della stessa Macedonia del Nord e dei suoi referendum-pilotati. Tutti sognano l’Europa, dunque, ma a che prezzo?

Del resto Schengen sembrava una chimera per la Croazia, come anche la moneta unica, e c’è da domandarsi cosa succederà ora lungo i mille chilometri di confine che condivide il paese proprio con la Bosnia-Erzegovina, in un’area sempre più meta di corridoii di traffici di uomini e di droga: le perplessità anche dal quartier generale europeo sono tante, prova ne è il “niet” da parte di UE a Bulgaria e Romania di recente all’area Schengen.

Cosa cambia dunque per il popolo croato? Non ci saranno più controlli alla dogana ai confini terrestri con la Slovenia e l’Ungheria, a quelli marittimi con l’Italia, e da marzo anche per il traffico aereo. Dal paese credono molto in questa opportunità, per dare la spinta decisiva al paese, specialmente per le aree arretrate della Dalmazia. Ed è Goran Saravanja, capo economista della Camera di commercio croata, che afferma che “la prospettiva europea per la Croazia è incredibilmente importante”, mentre la presidente della Bce, Christine Lagarde, augura alla Croazio quella stabilità di cui hanno beneficiato gli altri paesi membri dell’area euro. Forse, ma si può parlare davvero di stabilità? Le cose non sono così semplici, in effetti, come sembrano…

L’entusiasmo del premier croato Andrej Plenkovic è evidente nell’affermare che il suo paese ha “recuperato nei confronti dei Paesi occidentali che hanno aderito alla Ue quasi un decennio prima di noi” e che ancora sta “cercando di raggiungere gli stessi standard economici e sociali, i livelli di investimento e il clima imprenditoriale dei Paesi più avanzati della Ue”. Ha puntato molto la Croazia, e bisogna dargliene atto, sulle infrastrutture e sul turismo, sulla ricettività delle incantevoli località balneari, le città d’arte, l’entroterra e i suoi vigneti coi resort di lusso, ma specialmente sulle isole del mar Adriatico. E del resto anche secondo gli economisti l’Euro porterà vantaggi al turismo e ulteriore stabilità all’economia del paese, che attualmente si pone in una fase di alta inflazione, del 19,5%, con tassi di interesse in aumento se guardiamo al recente mese di novembre.

Benvenuta in zona-euro Croazia, ora ti converrà rimboccarti per bene le maniche!

G.M.A.