Nuova influenza/ Napoli, paura e silenzi nel quartiere di Gaetano


Napoli, 4 set. (Apcom)
– Gaetano viveva in un mondo tutto suo da quando è nato. Una vita di stenti e sacrifici consumata in pochi metri quadrati a cavallo di due quartieri difficili di Napoli, Miano e Secondigliano. Questa notte è morto per le conseguenze delle gravi patologie di cui soffriva da tempo anche se la cosiddetta nuova influenza ha probabilmente contribuito alla sua fine.

Nella strada in cui viveva, da solo con la madre 77enne, Gaetano era conosciuto da tutti anche se adesso nessuno vuole parlare di lui. Vicini di casa e conoscenti mandano via i giornalisti e chiedono di essere lasciati in pace. L’unica richiesta è che l’Asl venga a disinfettare i palazzi nei quali vivono e che, ormai, trasudano del terrore del contagio. La madre Antonietta, cameriera da 40 anni, manda via tutti e in dialetto stretto chiede come mai ci sia tutta questa curiosità.

“Che volete? – dice – Non voglio parlare con nessuno. Lasciatemi stare”.
Nel vicolo sul quale si affaccia la palazzina fatiscente a due piani nella quale viveva Gaetano ci sono telecamere, giornalisti e fotografi. Tutti cercano qualcosa da raccontare su quell’uomo che già in molti hanno nominato ‘paziente zero’, primo decesso italiano di un’influenza che sta flagellando il pianeta. Anche se per i medici e il ministero questa ‘definizione giornalistica’ è totalmente errata.

Poche, però, le notizie da raccogliere se non qualche ricordo di Gaetano. Un omone grande e grosso che raccontava a tutti delle storie, spesso quelle ascoltate dai telegiornali, e che non si allontanava mai dal monolocale che divideva con l’anziana madre da quando il padre li aveva lasciati. Una vita fatta di sacrifici. Un’esistenza volata via tra ospedali e ricoveri. Tante, troppe, le malattie che torturavano il suo corpo. Da anni. Problemi cardiaci, diabete, insufficienza renale, oligofrenia e dialisi continue. Malattie che avevano ulteriormente aggravato la sua condizione già resa precaria dalle sue mancanze.

Adesso il suo corpo senza vita è all’obitorio dell’ospedale Cotugno, l’ultima tappa di un calvario forse troppo lungo e doloroso. Nella stradina nella quale abitava si avverte forte l’odore di amuchina e varechina. Gli unici espedienti da utilizzare contro la paura di ammalarsi. Sono in tanti quelli che si chiedono come fare a non contagiarsi e tutti si domandano come sia potuto accadere che Gaetano, che non aveva mai lasciato la sua città, abbia potuto contrarre il virus. Domande con poche risposte.

“Non vogliamo nessuno qui, lasciateci stare – dicono i vicini – l’unica nostra richiesta è una disinfestazione dell’Asl. Li chiamiamo da giorni, ma ancora non sono venuti. Forse vi faremo entrare, ma solo dopo che ci hanno disinfettati”. Nel frattempo è caccia agli oggetti maneggiati da Gaetano. Ogni cosa viene buttata via perché ritenuta contagiosa. E’ caccia all’untore, ma niente ricorda i Promessi Sposi.

Psc

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