BUSTO ARSIZIO – Alla fine la tregua fiscale è passata. Il Comune di Busto Arsizio autorizza lo stralcio fino a 1.000 euro e dei relativi interessi per quanto riguarda le cartelle esattoriali del periodo che va dal 2000 a 2015, insieme ai soli interessi sulle multe per infrazioni stradali.
Una decisione quella dell’amministrazione Antonelli che si inserisce nel solco della legge nazionale voluta dal governo, come rivendica l’assessore al Bilancio Maurizio Artusa, il quale fa presente che si tratta anche di una scelta pratica e realistica, data l’inesigibilità di diversi dovuti e le difficoltà a cui il Comune andrebbe incontro nel recupero della maggior parte dei crediti.
Erano stati i consiglieri Gigi Farioli, Emanuele Fiore e Giuseppina Lanza del gruppo Popolo, Riforme e Libertà a presentare la mozione per la tregua fiscale facendo presente “la grave situazione economica e finanziaria che ha colpito e sta colpendo molte famiglie e imprese della nostra città che si sono trovate a fronteggiare dapprima una pandemia ed ora una inflazione innescata dalla crisi energetica e dal conflitto russo-ucraino le quali hanno determinato un innalzamento vertiginoso delle bollette energetiche (luce e gas) e conseguentemente del carrello della spesa”.
Dunque un invito ad applicare la Legge di Bilancio 2023 in materia varata dal governo Meloni che non poteva lasciare indifferente la maggioranza bustocca di centrodestra, con la curiosa eccezione del consigliere Massimo Rogora, di Fratelli d’Italia, ma solo perché a detta sua la mozione era formalmente inutile. Resta infatti il dibattito sul fatto se i Comuni siano chiamati ad esprimersi anche nel caso di adesione al provvedimento nazionale o solo nel caso di contrarietà.
Fatto sta sta che la “pace fiscale” è stata “firmata”. Contrario il Pd, che, sulla scia della posizione delle amministrazioni di centrosinistra di Milano e Roma, si oppone allo stralcio di tributi e sanzioni per rispetto nei confronti di quanti in quel periodo hanno regolarmente pagato, compiendo il proprio dovere civico. Una vecchia diatriba tra diverse impostazioni “ideologiche” che oggi viene superata da scelte dettate dalle condizioni socioeconomiche assai complicate dei cittadini.