“Ieri (giovedì 12 gennaio, ndr) il Tribunale di Forlì ha assolto Selene Ticchi, che indossava la maglietta con la scritta ‘Auschwitzland‘, dal reato di apologia del fascismo ‘perché il fatto non costituisce reato‘.
Delusione dell’Anpi, che si era costituita parte civile. “Colpisce che, ancora una volta, l’ostentazione di condotte apologetiche non siano ritenute penalmente rilevanti quando, nel caso che ci occupa, si ridicolizza una delle vicende storiche più gravi e drammatiche vissute nel periodo della seconda guerra mondiale”. Così il vicepresidente nazionale e legale dell’Associazione nazionale dei partigiani italiani, Emilio Ricci.
“Rileviamo la contraddittorietà delle decisioni della magistratura che, in alcuni casi condanna e in altri assolve, pur in presenza di condotte sostanzialmente analoghe; va anche rilevata la discrasia tra il comportamento della procura, che chiede una significativa condanna, e il giudice che assolve” sottolinea Ricci, ricordando che da tempo l’Anpi “si batte perché la normativa in materia di esaltazione e apologia del nazifascismo sia sostanzialmente e drasticamente riformata, anche mediante la presentazione di un progetto di legge di riforma. La battaglia per la difesa della memoria dei martiri e dei perseguitati dal nazifascismo prosegue con l’ impegno dell’Anpi a perseguire i responsabili di tutte le condotte rilevanti penalmente”, conclude il vicepresidente.