VARESE – Sarà oggi, 31 gennaio 2023, l’ultimo giorno utile per i frontalieri per poter lavorare in smartworking. Salvo ripensamenti dell’ultim’ora, dunque, non sarà più in vigore a partire da mercoledì 1 febbraio l’accordo Italia-Svizzera, sottoscritto in tempi di pandemia da covid-19 e già rinnovato per un anno. Quale era il grande vantaggio per i lavoratori frontalieri, che pur svolgendo il lavoro da casa, si avvantaggiassero del regime fiscale svizzero previsto per la propria categoria.
È delle ultime ore il tran tran dei media, con le dichiarazioni di intenti dei vertici della politica, ma anche delle prese di posizione dei sindacati, entrambi interessati a richiedere a gran forza un nuovo accordo, che sia sotto forma di proroga come anche di specifica normativa per regolamentare lo smart working in queste particolari situazioni. Riportiamo innanzitutto le dichiarazioni del sindaco di Lavena Ponte Tresa, Massimo Mastromarino, presidente dei Comuni di Frontiera:
Già alla fine di questa estate e più volte ripetutamente in occasione di provvedimenti che hanno riguardato l’economia transfrontaliera, in qualità di Presidente dei Comuni di Frontiera, ho sollecitato un provvedimento di proroga o di definizione di un nuovo accordo che considerasse come il lavoro a distanza sia di fatto diventato strutturale non solo per i frontalieri ma anche per l’economia di confine. Auspichiamo che il Governo arrivi rapidamente ad una soluzione per superare la situazione attuale che al momento penalizza non solo i lavoratori frontalieri ma anche il sistema economico di frontiera.
Il sindacato svizzero Ocst
Anche il sindacato svizzero Ocst, nei giorni scorsi si è pronunciato in materia, precisando appunto che “dal 1° febbraio 2023 se un frontaliere residente nei Comuni di confine farà anche un solo giorno intero di telelavoro diventerà tassabile in Italia su tutto il proprio reddito”.
Le posizioni di Cgil Cisl e Uil
I sindacati in modo congiunto dichiarano quanto “sia urgente che i Governi aprano una celere discussione che permetta intervenire in maniera strutturale sul tema del lavoro a distanza garantendo una regolamentazione strutturale e, nel contingente, garantendo perlomeno una nuova proroga allineata alle disposizioni contributive”.
Le voci della politica
Tra le tante voci della politica che si sono levate i giorni scorsi su questo e gli altri temi dei lavoratori frontalieri (https://www.laprovinciadivarese.it/via-libera-allaccordo-fiscale-italia-svizzera-cosa-cambia-per-i-frontalieri-322289/ ; https://www.laprovinciadivarese.it/frontalieri-fontana-per-chi-rimane-in-italia-possibili-200-euro-in-piu-al-mese-in-busta-paga-322619/ e https://www.laprovinciadivarese.it/gadda-di-azione-italia-viva-sul-tema-dei-frontalieri-un-tavolo-negoziale-con-la-svizzera-e-urgentemente-un-nuovo-accordo-322754/) c’è anche il deputato lunense Andrea Pellicini, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro Giancarlo Giorgetti (il Ministro dell’Economia e Finanze, ndr) sollecitando i due Stati a regolamentare “con urgenza la materia del lavoro da remoto dei lavoratori frontalieri in modo durevole”.
Il PD ha portato avanti un’azione in Parlamento, per il quale il senatore varesino Alessandro Alfieri precisa:
Dopo la pandemia il mondo del lavoro è cambiato profondamente e, anche per quanto riguarda i frontalieri, è diventato un tema importante lo smartworking. Per questo motivo ho presentato un ordine del giorno al Senato per chiedere al Governo una rapida proroga, fino a giugno 2023, dell’Accordo amichevole Italia-Svizzera sul lavoro da remoto e un impegno dell’esecutivo per costruire nel frattempo un’intesa con Berna per regolare definitivamente lo smart working con soglie fino al 40%. Il mio ordine del giorno sarà discusso martedì e spero che il Governo dimostri attenzione per il nostro territorio e per una economia di frontiera in trasformazione anche dal punto di vista digitale.