ROMA – L’Aula del Senato ha approvato all’unanimità il Ddl di ratifica degli accordi del 2020 tra Italia e Svizzera sulla imposizione dei lavoratori frontalieri e per evitare le doppie imposizioni. I voti a favore sono stati 142 e un voto contrario (poi dichiarato espresso ‘per errore’). Il provvedimento, che riguarda circa 68mila lavoratori frontalieri, contiene anche norme di adeguamento dell’ordinamento interno. Nel corso dell’esame in Aula sono stati approvati due emendamenti a prima firma di Massimo Garavaglia (Lega): il primo,
come spiegato dallo stesso presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, equipara i primi tre mesi di Naspi dei lavoratori frontalieri al livello di quella prevista in Svizzera. Il secondo punta a sostenere la competitività salariale delle zone italiane di frontiera rispetto ai livelli salariali svizzeri mediante “assegni integrativi a titolo di premio di frontiera”. Approvato anche l’emendamento del relatore che aggiorna, ai fini della copertura, le date del bilancio triennale interessato (che sarà il 2023-2025 e non più il 2022-2024). L’Assemblea ha inoltre accolto degli ordini del giorno trasversali per consentire la prosecuzione dell’accordo scaduto il 31 gennaio per regolare lo smart working tra Italia e Svizzera per i lavoratori frontalieri. Il provvedimento dovrà ora passare all’esame della Camera.
Nel suo intervento in Aula, il relatore Stefano Borghesi (Lega) ha evidenziato che “le disposizioni dell’accordo prevedono innanzitutto il principio di reciprocità. A differenza del precedente accordo del 1974, che regola unicamente il trattamento dei lavoratori frontalieri italiani che lavorano in Svizzera, il presente accordo disciplina anche il trattamento dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia”. Il senatore Pd, Enrico Borghi, ha aggiunto che il trattato “sancisce il principio che i lavoratori frontalieri residenti in Italia restano imponibili soltanto in Svizzera, viene estesa a 10 mila euro la franchigia per i lavoratori transfrontalieri e viene messo in garanzia il meccanismo fiscale degli attuali lavoratori frontalieri”. Inoltre, per i Comuni di frontiera si prevede una tutela con un fondo di garanzia statale di 89 milioni e un fondo per lo sviluppo delle zone di confine.