MILANO – In vista della XXXI Giornata mondiale del malato (sabato 11 febbraio), sono diversi gli appuntamenti che vedono impegnato, già da domani, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. I primi appuntamenti, venerdì 3 febbraio, hanno come filo conduttore il tema dell’autismo. A Gallarate l’arcivescovo parteciperà con autorità locali e regionali alla cerimonia di inaugurazione del primo lotto del Centro Terraluna, una struttura della Fondazione Bellora dedicata alla cura dei disturbi dello spettro autistico, che accoglie 35 bambini (ore 10, via Galileo Ferraris).
Segue, a Cantù (CO), la visita al centro gestito da Abilitiamo Autismo, un’associazione che si pone l’obiettivo di dare una casa a giovani adulti: la struttura, aperta di recente, può accogliere fino a 29 soggetti (ore 15, via per Alzate 76). Subito dopo, nella cappella di Villa Beretta, presidio ospedaliero di Costa Masnaga (LC) dedicato alla medicina riabilitativa, mons. Delpini celebrerà una Messa con l’unzione dei malati a cui seguirà l’incontro, in forma privata, con gli operatori del centro (ore 16,
via Nazario Sauro 17). Venerdì 10 febbraio sono due gli incontri dell’Arcivescovo sui temi della malattia e della cura: prima rivolgerà un saluto al convegno “Vita nascente e medicina perinatale”, promosso dall’associazione Associazione Difendere la vita con Maria (ore 15, Sheraton Milan San Siro, via Caldera 3), successivamente si recherà nella Sede dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri per un incontro con i dirigenti dell’Ordine. È questa la prima visita di un arcivescovo di Milano nella “casa dei medici”.
Infine, sabato 11 febbraio, Giornata mondiale del malato, nella parrocchia milanese dedicata a Santa Maria di Lourdes (via Induno 12) l’Arcivescovo presiederà la Messa delle ore 10. Nella stessa giornata mons. Delpini si recherà per un momento di preghiera in due residenze per anziani: alle 11.30 nella Mater Gratiae di Milano ( via Corrado II il Salico) e alle 15 a Settimo Milanese (MI) nel Centro Santa Caterina (Via Giovanni Paolo II 10/12). Così monsignor Delpini spiega la ragione che sta alla base di questa serie di incontri e il messaggio che desidera comunicare “Che nessun malato sia solo, che nessuna famiglia sia lasciata sola nel prendersi cura di un familiare bisognoso di assistenza. Non tutti sono operatori che possono curare i malati, tutti però possono prendersi cura degli altri. Tutti possiamo fare qualche cosa per contrastare la solitudine. I discepoli di Gesù ricordano la sua promessa di benedizione: “Venite benedetti del Padre mio (…) perché ero malato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 34ss). Benedette sono le persone, le associazioni, le istituzioni che si fanno carico di abbattere l’isolamento di chi è malato e delle famiglie che si fanno carico di malati, anziani, disabili”. E ancora, prosegue l’Arcivescovo, “mi reco in questi luoghi perché sento un dovere di gratitudine. Uno sguardo pieno di meraviglia riconosce il bene incalcolabile che tiene viva l’umanità. Gli operatori in ambito sanitario e socio-assistenziale sono testimoni di una dedizione ammirevole.
Il popolo immenso dei volontari, la creatività di associazioni e l’intraprendenza di singole persone sono espressione di quella verità buona dell’umanità che a stento si nota, ma è il segno della gloria di Dio di cui è piena la terra”. Infine, conclude Delpini, “la ricerca della sapienza conduce a esplorare le vie della fragilità e della malattia. Sono vie che tutti i figli degli uomini devono prima o poi percorrere. Ma si può esservi trascinati per forza, dall’imprevedibile contingenza della nostra vita precaria. È più saggio praticare la prossimità e la familiarità che si mette alla scuola del soffrire, del limite, del realismo della vita e impara a pregare, a pensare, a sperare. Verrà la malattia, verrà la morte: il sapiente che sa pregare attraverserà il deserto, senza disperare. Sa della terra promessa”.