VARESE – “Siamo qui perché è qui, nel cuore delle istituzioni europee, che si prendono le decisioni sul nostro futuro. È qui che si pianificano le politiche e si decidono metodi di utilizzo e di accesso alle risorse necessarie per affrontare le principali transizioni che vedranno protagoniste nei prossimi anni le nostre imprese. Due su tutte: la transizione ecologica e la transizione digitale. È indispensabile conoscere le regole del gioco per poter affrontare al meglio la partita del futuro. Dobbiamo, come associazione datoriale, saper, da una parte, rappresentare gli interessi dell’industria, dall’altra, aiutare le imprese a cogliere le opportunità che l’Unione Europea ci offre”. Così il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi, presenta la missione a Bruxelles che in questi giorni vede protagonisti il suo Consiglio di Presidenza e i Presidenti dei Gruppi merceologici che compongono la compagine associativa, insieme al Presidente della Camera di Commercio di Varese, Mauro Vitiello.
Un’iniziativa organizzata in collaborazione con la Delegazione in Europa di Confindustria guidata da Matteo Borsani. Fitto il calendario degli incontri che i vertici della Confindustria varesina hanno in programma con esponenti della Commissione Europea, della Rappresentanza Permanente dell’Italia nella Ue, di Euratex (l’associazione europea delle imprese tessili) e con alcuni parlamentari europei italiani eletti nelle circoscrizioni della Lombardia: Carlo Fidanza, Massimiliano Salini, Patrizia Toia e Isabella Tovaglieri. Al centro: le politiche europee rilevanti per la competitività dell’industria e i programmi europei di ricerca e a sostegno della transizione ecologica.
Tra i temi toccati anche il progetto “Digital Euro” per la creazione di una moneta digitale pubblica per ridurre i costi e aumentare la velocità dei pagamenti transfrontalieri all’interno del mercato unico. Proprio su questo argomento è stata la Vicepresidente di Confindustria Varese, Claudia Mona, a rappresentare il punto di vista dell’industria italiana durante una tavola rotonda ristretta che ha visto i Commissari europei Thierry Breton (Commissario Europeo per il Mercato Interno e i Servizi) e Mairead McGuinness (Commissario Europeo per i Servizi Finanziari) confrontarsi con una quindicina di rappresentanti del settore privato,
tra cui operatori e-commerce, società operanti nei servizi di pagamento e startup del Fintech. “Il progetto ‘Digital Euro’ – è stata la visione condivisa dalla Vicepresidente di Confindustria Varese, Claudia Mona, durante l’incontro – potenzialmente potrebbe migliorare la competitività delle imprese migliorando l’operatività in termini di tempi e costi delle transazioni finanziarie. Tutto ciò, però, solo a condizione che il ‘Digital Euro’ sia adeguatamente integrato nel sistema finanziario dell’Ue, al fine di preservarne la stabilità e di aumentare allo stesso tempo il livello di fiducia delle imprese e dei cittadini. Oggi come oggi il SEPA, ossia l’Area Unica dei Pagamenti in Euro, funziona molto bene ed è garanzia di efficienza per le aziende. Il passaggio a qualsiasi altro sistema alternativo deve garantire lo stesso livello di affidabilità ed essere gestito al meglio. Non ci devono essere passi indietro”.
“Digital Euro”, ma non solo. Altri dossier al centro della missione di Confindustria Varese a Bruxelles sono: il Green Deal Industrial Plan e il finanziamento della transizione verde per l’industria; i programmi europei a sostegno della transizione ecologica con il Programma LIFE; la programmazione dei fondi europei 2021-2027; la politica di coesione a sostegno della competitività; le catene del valore internazionali nel quadro dell’autonomia strategica dell’UE; le nuove frontiere del tessile sostenibile.
“Dobbiamo rinforzare la nostra capacità di incidere in Europa, rafforzando la nostra azione di rappresentanza”, chiosa il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi: “Servono azioni concrete in grado di innovare la nostra azione di lobby nel senso più nobile di questo termine. Guardiamo alle recenti decisioni su auto elettrica e abbandono dei motori endotermici entro il 2035. È in pericolo tutta un’intera filiera produttiva e un indotto di 140mila addetti. Quali saranno i costi sociali di una politica di sostenibilità ambientale che non è sostenibile sul fronte sociale? Come possiamo agire per difendere il patrimonio manifatturiero delle nostre comunità? Domande che, in questi giorni, stiamo condividendo con vari stakeholder compresi i rappresentanti lombardi eletti al Parlamento Europeo”.