VARESE – Le imprese varesine continuano a investire. Questo il quadro che emerge dall’indagine sugli investimenti nel sistema industriale del Varesotto realizzata dall’Ufficio Studi di Confindustria Varese, (134 le aziende del campione coinvolto, per un totale di 14.239 addetti). Primo importante risultato: il 74% delle realtà produttive del territorio ha affermato di aver realizzato investimenti nel corso del 2022. Nella maggior parte dei casi (58%) le imprese che hanno investito lo hanno fatto mettendo in campo risorse superiori rispetto al 2021.
Nel 25% l’impegno è stato uguale a quello dell’anno scorso. Ma a cosa sono stati destinati questi investimenti? Al primo posto si conferma la voce della sostituzione e ammodernamento di impianti (il 62% di chi ha investito), seguono gli ampliamenti delle capacità produttive (48%) e gli investimenti immateriali, come ad esempio per le attività di Ricerca & Sviluppo oppure per i brevetti (27%). Scende, invece, moderatamente al 69% la percentuale di aziende che ha dichiarato di avere piani di investimento anche per il 2023. Tra i fattori di ostacolo, l’incertezza per il futuro (segnalata come rilevante dal 42% delle imprese) e i costi energetici (43%). Lo studio realizzato dalla Confindustria varesina si divide poi in 3 focus specifici su digitalizzazione, sostenibilità e agevolazioni del Piano Transizione 4.0.
Il 43% delle imprese intervistate ha realizzato nel 2022 almeno un investimento in digitalizzazione, percentuale che rimane simile anche per il 2023: il 44% del campione ha dichiarato, infatti, di avere intenzione di investire in questo ambito nell’anno in corso. La maggior parte di questi investimenti sono stati effettuati nell’area dei sistemi informativi e sicurezza informatica (73%) e nell’area della manutenzione dispositivi, impianti e macchine (44%). A seguire è possibile trovare gli investimenti in contabilità, finanza e processi decisionali (35%) e quelli in progettazione, simulazione, ingegnerizzazione e R&S (35%). Per quanto riguarda, invece, le tematiche relative alla sostenibilità ambientale, l’indagine realizzata dall’Ufficio Studi di Confindustria Varese ha messo in luce come il 37% delle aziende abbia effettuato almeno un investimento in questo ambito, nel 2022. Percentuale che nell’anno in corso si prevede crescerà di 5 punti, arrivando al 43%. Alle imprese è stato chiesto anche quanto ritenessero strategico investire in sostenibilità. Il 33% ha dato un giudizio medio (3 in una scala da 1 a 5) e il 42% un giudizio medio-alto, confermando quindi la sostenibilità come un ambito fortemente strategico e soggetto ad una sempre più crescente attenzione da parte del mondo aziendale. Gli investimenti in sostenibilità hanno riguardato, per la maggior parte, un miglioramento nei processi aziendali (56%) e tecnologie green (46%).
Anche gli strumenti del Piano Transizione 4.0 si confermano come centrali nelle scelte di investimento delle aziende varesine, effettuate nel 2022. Il 51% ha infatti utilizzato un’agevolazione del Piano 4.0. Lo strumento più apprezzato è stato il credito d’imposta su beni strumentali (82%). Seguito dalla Nuova Sabatini (30%) e dal credito d’imposta R&S, innovazione e design (27%). Le prospettive per il 2023 confermano la centralità di questi strumenti: è, infatti, del 67% la percentuale di imprese che ha affermato di volerli utilizzare in maniera certa o probabile.
Il commento di Roberto Grassi, Presidente di Confindustria Varese
“La maggior parte delle imprese della provincia di Varese – commenta il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi – non ha smesso di credere nel futuro e di portare avanti piani di investimento, seppur in uno scenario funestato dall’incertezza internazionale, da un conflitto bellico tutt’ora in corso e da costi dell’energia ancora lontani da livelli che si possano ritenere anche solo accettabili. Sono molte le transizioni in atto che stanno mettendo alla prova le imprese: da quella digitale, a quella ecologica fino a quella energetica. L’industria varesina sta facendo la sua parte senza tirarsi indietro nella partita della competitività. In questo scenario la manifattura sta emergendo come un asset strategico per tutto il Paese e, in quanto tale, ha bisogno di essere accompagnata da una politica industriale che sia di sostegno agli investimenti. Non parliamo di assistenza, ma di allocare le risorse in quei driver di sviluppo in grado di fare da moltiplicatore di valore, occupazione e benessere sociale. In un momento così delicato non possiamo permetterci passi falsi nella politica industriale, soprattutto in un quadro di aumenti di tassi di interesse e di crescente incertezza finanziaria a causa delle notizie che arrivano dal sistema bancario d’Oltreoceano. Serve una riforma a tutto tondo del sistema fiscale, evitando ritocchi solo sulle aliquote. Il fisco di impresa deve servire come leva di competitività e favorire gli investimenti e la capitalizzazione delle aziende, ovvero la crescita. Solo così il sistema industriale potrà continuare a reggere le sorti del Paese come è stato fino ad ora”.