MILANO – Non era facile per uno con il suo profilo uscire indenne dal giudizio seconda Corte d’Appello di Milano chiamata ad esprimersi sulla condanna a quattro mesi di reclusione comminatagli in primo grado per oltraggio a pubblico ufficiale. E invece Alessandro Limido, leader della comunità varesina “Dodici Raggi” (Do.Ra.), ce l’ha fatta: è stato assolto “perché il reato non è punibile”.
Il presidente del gruppo di destra radicale, costantemente al centro delle polemiche per la sua ispirazione dichiaratamente fascista con venature poco nascostamente nazionalsocialiste, era accusato di aver insultato i poliziotti di Varese e un loro dirigente in un fatto risalente al 4 novembre del 2019.
In quell’occasione il Consiglio comunale era riunito a Palazzo Estense per il voto sul conferimento. come avvenuto i diverse città italiane, della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e figura simbolo di chi vuole tenere vivo il ricordo di quella tragedia.
Quella sera nove militanti di Do.Ra, tra cui lo stesso Limido, si presentarono alle porte del palazzo con l’intenzione di partecipare alla seduta, forse solo per ascoltare forse per esprimere le proprie valutazioni sull’evento. La strada per l’aula fu però interdetta da uno schieramento di agenti agli ordini del vicequestore vicario di Varese Leopoldo Testa il quale affrontò la delegazione, a detta dei difensori dell’accusato, con le maniere spicce. Si alzarono i toni e Limido gridò agli uomini in divisa: “Siete tutti dei pezzi di m… a partire dal vicequestore. Se volete denunciatemi!”. Cosa puntualmente avvenuta.
Denuncia, processo e condanna il primo grado per oltraggio a pubblico ufficiale. Peccato che la Corte d’Appello abbia giudicato non punibile la condotta di Limido, accogliendo la tesi difensiva della reazione a un atto di prevaricazione da parte delle forze dell’ordine, che avevano impedito l’esercizio legittimo di un un diritto. Una reazione certo poco elegante quella dell’imputato, dicono gli avvocati, ma giustificata dall’atteggiamento provocatorio della polizia. I giudici hanno dunque assolto il leader della Comunità Dodici Raggi, che resta comunque coinvolto in altri procedimenti rispetto ai quali si dichiara innocente. “C’è accanimento nei miei confronti – commenta Limido – ma non faccio la vittima”. E questo, comunque la si pensi, gli va riconosciuto: le sue responsabilità politiche, anche le più discutibili, se l’è sempre prese. Riguardo a quelle giudiziarie prova a difendersi, come tutti, nelle sede opportune.