Da sempre sinonimo di conservazione degli alimenti, il marchio Tupperware è ormai un’icona internazionale al punto che il nome viene usato per riferirsi a un qualsiasi contenitore di plastica.
Il nome era garanzia di qualità al punto che all’epoca si diceva che un contenitore Tupperware, se acquistato ad esempio alla vigilia delle nozze, avrebbe festeggiato le nozze d’oro con i suoi ‘proprietari’. Un modo come un altro per augurare lunga vita agli sposi.
Insomma i suoi prodotti diventarono mitici, merito della loro sigillatura ermetica e impermeabile, un tempo rivoluzionaria. L’azienda statunitense che ha ormai la veneranda età di 77 anni è ora però sull’orlo del baratro a causa dell’aumento dei debiti e del calo delle vendite.
Nonostante i tentativi di rinnovare i suoi prodotti negli ultimi anni e di rivolgersi a un pubblico più giovane, non è riuscita a riposizionarsi.
Il suo modello di business principale, che prevede l’utilizzo di venditori autonomi che vendono principalmente dalle proprie case in occasione dei Tupperware Party, è passato di moda da un po’ di tempo ed è stato ritirato del tutto nel Regno Unito nel 2003.
Ora i dirigenti dell’azienda hanno ammesso che, senza nuovi finanziamenti, potrebbe scomparire dal mercato. Anche perché nel frattempo si sono affacciate sul mercato alternative altrettanto valide ma più economiche. Solo durante la pandemia, quando le persone cucinavano di più a casa, sembrava che i Tupperware fossero tornati di moda ma il rialzo si è rivelato temporaneo.
Da allora le vendite sono tornate a calare, soprattutto perché secondo gli analisti negli ultimi 10-20 anni l’azienda non è stata “sufficientemente innovativa” per tenere il passo dei suoi rivali.
L’azienda venne fondata nel 1946 da un uomo, l’inventore Earl Tupper, ma il suo volto pubblico era una donna: Brownie Wise.
Il prodotto di Tupper era un grande affare – utilizzava nuove materie plastiche per mantenere i cibi freschi più a lungo: un espediente prezioso in quanto i frigoriferi erano ancora troppo costosi.
La signora Wise aveva già iniziato a organizzare eventi per vendere i contenitori, incontrando direttamente le donne interessate a questo tipo di acquisti, in occasioni che avevano lo stesso scopo di socializzare e di fare affari.
Il suo stile innovativo e i suoi dati di vendita attirarono l’attenzione di Tupper, che la promosse dandole un ruolo a livello esecutivo in un’epoca in cui le donne erano nettamente escluse dai consigli di amministrazione.
L’impatto di Wise e di Tupperware è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi: molti sostengono che abbia avuto un ruolo importante nell’inserimento delle donne nella forza lavoro nell’America del dopoguerra e che abbia fornito una fonte di reddito ad altre donne in tutto il mondo.
Ora però l’azienda naviga in cattive acque: lunedì scorso in Borsa le azioni Tupperware sono scese di quasi il 50% dopo le dichiarazioni dell’azienda che vede “un futuro incerto”.
In un documento normativo depositato circa una settimana fa, il produttore di contenitori ha infatti fatto sapere che ci sono “dubbi sostanziali sulla capacità dell’azienda di continuare a operare come un’impresa in attività” e che sta lavorando con consulenti finanziari per trovare i finanziamenti necessari a rimanere a galla. Per questo motivo, sta valutando la possibilità di licenziamenti e sta esaminando il suo portafoglio immobiliare per cercare di risparmiare.