LUGANO – Il 2023 parte con un’ondata di fallimenti aziendali in Svizzera: lo indicano i dati pubblicati oggi dalla società di informazioni economiche Dun & Bradstreet (D&B). Nei primi tre mesi dell’anno le ditte che hanno dovuto chiudere per insolvenza sono state 1624 a livello elvetico, il 36% in più dello stesso periodo del 2022. Il dato riassume peraltro una realtà regionale variegata: tenendo conto dei cantoni con numeri di una certa consistenza spiccano per esempio il +144% di Friburgo,
il +82% di Soletta e il +78% di Lucerna. Anche i tre principali poli elvetici – Zurigo (+24%), Ginevra (+53%) e Basilea Città (+26%) – mostrano forti aumenti e al movimento generale non si sottrae nemmeno il Ticino (+34% a 90 casi). In contro tendenza risultano solo tre cantoni, fra cui i Grigioni (-20% a 16 casi). Ai fallimenti per incapacità a far fronte ai pagamenti vanno poi aggiunti quelli per lacune nell’organizzazione: il numero complessivo sale così a 2.286 (+17%) a livello svizzero, a 130 in Ticino (-8%) e a 21 nei Grigioni (-52%).
“Il contesto economico più difficile ha portato molte imprese elvetiche a vedere esaurire il loro ossigeno nel primo trimestre e a dover dichiarare l’insolvenza”, affermano gli esperti di D&B. Se si analizza l’andamento dei fallimenti per settore si nota che l’artigianato, con le sue numerose imprese, ha il maggior numero assoluto di fallimenti (260 casi), segnando però un aumento di solo il 14%. Molto più minacciosa, agli occhi di D&B, è l’evoluzione in atto nel comparto del commercio al dettaglio, con un numero di fallimenti più che raddoppiato nel primo trimestre (+107% a 95 casi). Si sono registrati anche incrementi percentuali elevati nel ramo delle costruzioni (+76% a 60 casi), nel segmento automobilistico (+62% a 63 casi) e nel comparto alberghiero (+46% a 199 casi).