MILANO – “Più mi interrogo, più scendo nel profondo, come essere umano e come professionista della medicina e più emerge un’unica risposta: io non ho voluto uccidere quelle persone. Non ho mai programmato, predetto o desiderato la morte dei malati e dei pazienti”. Così Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, condannato all’ergastolo per aver somministrato farmaci letali a diversi pazienti tra il 2011 e il 2014, durante le sue dichiarazioni spontanee in aula a Milano.
L’ex medico, è imputato davanti alla Corte d’Assise d’Appello solo per l’omicidio volontario di Domenico Brasca, il solo caso per cui la Cassazione, nel confermare il carcere a vita per aver attuato il “protocollo Cazzaniga” nei confronti di 12 pazienti, ha annullato la sentenza di secondo grado rinviando di nuovo gli atti alla Corte. Interrogato dal presidente, Paolo Carfì, l’ex anestesista ha affermato di “non ricordare” di aver somministrato i farmaci del protocollo all’anziano ma anche di non credere che “qualcun altro lo abbia fatto al mio posto. Non era mia abitudine delegare altri per la somministrazione di tali farmaci”.
Al temine dell’esame ha reso dichiarazioni spontanee nelle quale, oltre a ribadire di “non aver voluto uccidere”, ha aggiunto: “tutti i gradi di giudizio sono contrastanti con la mia verità”. E ancora: “quando mi chiedo se sono un assassino, queste parole mi atterriscono, mi spaventano, mi distruggono interiormente” “Come è possibile che io sia diventato un delinquente feroce, così gelido e spaventoso? – ha proseguito – Personalmente a queste domande non so dare riposte. E quindi chiudo facendo una citazione senza voler offendere nessuno. ‘a modo mio avrei bisogno di carezze anch’io…”. Si ritorna in aula il prossimo 30 maggio per la discussione del pg e delle parti civili.