Venezia, 8 set. (APCom) – Un lungo applauso della stampa ha accolto il secondo film italiano in concorso alla 66esima Mostra del cinema di Venezia, “Lo spazio bianco” di Francesca Comencini. La pellicola, tratta dal fortunato romanzo di Valeria Parrella e interpretato da Margherita Buy, è la storia di una ragazza single, che dà alla luce una bimba al sesto mese di gravidanza.
Quei tre mesi che la dividono dal poter portare con sé la bambina a casa, sono uno “spazio bianco” durante la quale seguiamo la protagonista, la vediamo continuare la sua vita di insegnante in una Napoli finalmente né Gomorra né cartolina, la vediamo reagire, mai sopraffatta dalla disperazione: “Perchè il mio personaggio, Maria – ci ha detto Margherita Buy – ha una grande forza, e perchè c’è una vita, una speranza, anche se attaccata ad un filo. E’ un po’ anche il mio di fare: anche nelle situazioni più drammatiche e dolorose, cerco di vederle da un altro punto di vita, magari con un po’ di ironia”.
Ma essere dirette da un donna su un tema come questo ha fatto la differenza? “Certo non sarebbe stata la stessa cosa con un uomo, non dico meglio o peggio, ma senza dubbio diverso- aggiunge la Buy- qui si trattava di descrivere una maternità ancora immatura, il figlio non è più dentro la tua pancia, è fuori ma è come se te l’avessero rubato, perchè non era ancora pronto per venire al mondo. Ed è una di quelle paure, di quei tabù che ogni donna prova”.
“Questo film racconta anche la concretezza, il coraggio, la caparbietà di una donna in una situazione difficile- aggiunge la regista Francesca Comencini, che ha anche scritto il film- Il mondo è pieno di donne che si ritrovano in situazioni simili, e hanno dentro la forza di inventarsi ogni giorno, resistenza ed amore. E’ un film sulla vita, sul desiderio di resistere, di vivere. Non è un film cupo, anzi credo che uno alla fine uno esca con allegria”.
E Napoli? “IO ho cercato di metterla sullo sfondo, ma Napoli si prende il suo spazio. Io ho cercato comunque- dice ancora la Comencini- di creare un collegamento poetico tra la piccola Irene, che lotta per sopravvivere e di venire al mondo e questa città che ogni giorno resiste a tutto quello che di brutto succede al suo interno, preservando miracolosamente una struggente bellezza”. E per Francesca Comencini cosa significa la partecipazione in concorso a Venezia? “E’
un onore, una gioia immensa. Essere qui è un punto di arrivo per ogni regista. Il film dal punto di vista produttivo è un film molto piccolo, che però contiene dentro di sé tante cose: innanzitutto uno sguardo femminile, poi un cinema artigianale che spero si possa continuare a fare in Italia, malgrado i tagli al Fus e le difficoltà, e infine è un film sulla maternità, un tema che credo anche le donne debbano recuperare. Con molta umiltà sono però anche fiera di essere qui con un film che contiene tutte queste cose”.
Mma
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