Venezia, 9 set. (Apcom) – La 66esima Mostra del Cinema di Venezia è un’edizione che rimette la politica al centro del dibattito. Lo fanno film autobiografici in concorso come `Baaria’ di Giuseppe Tornatore sulla Sicilia dei braccianti sfruttati dove il Comunismo diventa l’ancora di salvezza e ‘Il grande sogno’ di Michele Placido sul ’68 visto con gli occhi di un giovane del sud che fa il poliziotto sperando di diventare attore e si forma politicamente.
Ma è anche l’attualità a tenere banco soprattutto nel cinema americano. Lo fa Grant Heslov in ‘The men who stare at goats’ metafora sull’America che cambia politica e passa dalla guerra al pacifismo New Age, fino al documentario sull’America Latina e i suoi caudillos di Oliver Stone ‘South of the Border’. Le beghe di casa nostra vengono documentate in tutto il loro televisivo splendore in ‘Videocracy’ di Erik Gandini, l’impero berlusconiano dell’immagine e il suoi effetti sulla democrazia.
La critica è concorde sul decretare la 66esima Mostra del Cinema di Venezia un festival politico “ma anche schizofrenico in cui ‘Baaria’ di Tornatore e ‘Il grande sogno’ di Michele Placido sono film marcatamente di sinistra ma finanziati dalla destra”.
Lo spiega Giancarlo Zappoli critico cinematografico e direttore del portale sul cinema ‘Mymovies.it’.
“E’ un festival che è estremamente attento agli equilibri politici – sottolinea Zappoli – i film italiani sono distribuiti da Medusa. Abbiamo poi il caso di Oliver Stone e il suo ‘South of the border’ in adorazione di fronte ai personaggi politici sud americani , un’adorazione che non si espone mai con una domanda che metta in difficoltà Hugo Chavez o gli altri leaders. Certo è un festival politico e ricco di contraddizioni e questo va bene. Che dire di ‘Videocracy’? – annota Zappoli – è un film che funziona per il pubblico estero ma per quello italiano risulta un lavoro superficiale, è chiaro che qui da noi le sappiamo a memoria tante cose. Anche ‘Survival of the Dead’ di George Romero coi suoi morti viventi a difesa della frontiera, del territorio, al di là del film di genere è un’evidente metafora politica”.
Il cinema deve essere politico perché è un’arte che è a costante contatto con la realtà. Lo scandisce Massimo Causo, critico cinematografico de ‘Il Corriere del Giorno’ .
“Soprattutto nel momento attuale – prosegue – è naturale che vi sia un confronto tra autori veri nel mondo, questo avviene sia per i film italiani che per quelli americani. Basti guardare il magnifico lavoro fatto da Grant Heslov in ‘The men who stare at goats’ con George Clooney. E’ evidente che il film è una lettura politica sull’America di oggi – aggiunge il critico – e anche il film di Romero ‘Survival of the Dead’ è un horror politico perché coniuga il tema dello zombie con la frontiera, la fine della frontiera americana dove non c’è più spazio dal percorrere ma da occupare, una fase in cui si contendono due posizioni diverse”.
Per il critico de `Il corriere del Giorno’ “la prospettiva biografica dei film di Tornatore e Placido è molto interessante. Il limite di questi due film – continua nella sua lettura – è il rivolgersi sempre al passato che non vuol dire che quanto accaduto non possa servire a spiegare il presente, se questo concetto non viene in evidenza è un limite di entrambi i film”.
`South of the border’ il documentario su Hugo Chavez di Oliver Stone, fuori concorso è per Causo “la politica come cifra poetica consueta in Stone. Il festival deve essere politico – si unisce al coro dei colleghi – mi preoccupa invece la recensione del ministro Bondi su `Baaria’, mi auguro di trovare nel casellario anche la recensione del ministro al film di Placido . Sulla polemica Medusa, credo che i film se non li produce Berlusconi li produce la Rai. Infine `Videocracy’ di Gandini è un film politico che non riesce a dare una visione concreta del problema italiano. Non c’è denuncia è di fatto molto superficiale”.
Bruna Magi, critico cinematografico del quotidiano `Libero’ torna a parlare della libertà di stampa, argomento più volte sollevato al festival, proprio a pochi giorni dalla manifestazione dei giornalisti che si terrà a Roma.
“In questi giorni al festival è stato detto e fatto di tutto, non mi pare – osserva – che la libertà di stampa sia venuta a mancare. I soldi di Berlusconi finanziano i film di sinistra come `Baaria’ basato sulle rivendicazioni dei braccianti siciliani . Sulla passerella del festival ha sfilato il presidente del Venezuela Hugo Chave protagonista del film di Stone, se fossimo a rischio democrazia non gli sarebbe stato consentito di venire, all’estero da molte parti è considerato un dittatore”.
Non c’è dubbio la politica al festival c’entra eccome.
Bnz
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