BUSTO ARSIZIO – Claudio Carminati, lo skipper della barca rovesciatasi il 28 maggio sul lago Maggiore a bordo della quale vi erano 23 agenti segreti italiani e israeliani interrogato di magistrati di Busto Arsizio ha negato legami e contatti con i servizi segreti, italiani o esteri.
Nel naufragio erani morti Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, il pensionato del Mossad Erez Shimoni e la moglie di Carminati, la russa Anya Bozhkova. Lo skipper ha raccontato loro, secondo quanto riportato da agenzie organi di stampa, prima della gita sul lago Maggiore, da un uomo già incontrato l’anno scorso che “si è qualificato come carabiniere” che aveva chiesto la sua disponibilità ad accompagnare un gruppo di persone con la sua barca “Good…uria” per una mini-crociera domenicale. L’uomo “aveva parlato di una delegazione di stranieri provenienti dal Canada”. “Durante la gita parlavano in inglese, mi hanno rivolto la parola solo in poche occasioni”, ha spiegato Carminati che vive grazie al turismo lacustre.
Lo skipper, indagato per omicidio e naufragio colposi, ha parlato per la prima volta ai magistrati davanti alla gip Piera Bossi dopo il provvedimento della Procura di Busto Arsizio che aveva disposto nei suoi confronti il divieto di espatrio e l’obbligo di firma. Una misura motivata dalla richiesta del passaporto, a suo dire per andare in Russia a fare visita alla figlia della moglie e che aveva fatto sospettare un pericolo di fuga. Carminati aveva poi rinunciato al passaporto. Tra le contestazioni a carico dello skipper quella di aver viaggiato in condizioni di sovraccarico, con 23 persone a bordo di una barca omologata per 15.