La progressiva e inevitabile diffusione dell’intelligenza artificiale, mette a rischio milioni di lavoratori che potrebbero essere sostituiti dall’IA, veloce, affidabile, che non necessita di ferie e non si ammala, che può lavorare H24. Un allarme che veniva lanciato quando il mondo dei robot era fantascienza, negli anni ’40 del secolo scorso e da autori come Isaac Asimov e che oggi, a distanza di quasi un secolo è una concreta realtà. Numeri che preoccupano, se non ci sarà un uso ragionato e pianificato dell’IA,
messi nero su bianco dal rapporto di Confartigianato dal quale emerge che l’intelligenza artificiale è l’arma che le imprese stanno sfruttando per ottimizzare le proprie attività, che tradotto vuol dire in primo luogo, ridurre il costo del lavoro. In Italia a rischio ci sono ben 8,4 milioni i lavoratori e il rapporto di Confartigianato analizza il grado di esposizione all’IA nel mercato del lavoro nazionale.
Il 36,2% del totale degli occupati subirà l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione. La percentuale italiana è inferiore di 3,2 punti rispetto al 39,5% della media europea perché il futuro ormai prossimo dei lavoratori in Germania e Francia, è più a rischio con il 43% e 41,4% di lavoratori in bilico, anche se il primato negativo europeo spetta al Lussemburgo, con il 59,4%. Seguono Belgio al 48,8% e Svezia al 48%.
In Italia al primo posto per il rischio di perdita di lavoro per l’impiego dell’IA, c’è la Lombardia, con il 35,2% degli occupati assunti nel 2022 che potrebbero perdere il lavoro.
Le professioni più esposte sono quelle qualificate, a contenuto intellettuale e amministrativo, e prime professioni tra tutte, quelle del mondo dell’informazione e della comunicazione, seguiti da dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione. I lavori a minor rischio sono, invece, quelli con una componente manuale non standardizzata.
Secondo il Report di Confartigianato, l’espansione dell’intelligenza artificiale insidia 1,3 milioni di lavoratori, ma le percentuali salgono nelle piccole imprese fino 49 dipendenti dove a rischiare sono 729.000 lavoratori. Al secondo posto nazionale per il rischio di perdita di lavoro per l’impiego dell’IA, si trova il Lazio, con il 32%, quindi distaccato di oltre 3 punti percentuali quindi, distaccati Piemonte e Valle d’Aosta (27%), Campania (25,3%), Emilia Romagna (23,8%), Liguria (23,5%), Sicilia (23,2%), Friuli Venezia Giulia (22,9%), Veneto (22,6%), Toscana (21,1%), Calabria (20,8%), Trentino Alto Adige e Umbra (19,9%), Puglia (19,8%), Molise (18,6%), Marche (18,4%), Sardegna (18,3%), Abruzzo (17,5%), Basilicata (16,7%). Dal rapporto di Confartigianato, emerge anche che il 6,9% delle nostre piccole aziende utilizza robot, superando il 4,6% della media europea e, in particolare, doppiando il 3,5% della Germania. Inoltre, il 5,3% delle Pmi usa sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti nell’applicazione dell’IA.