BUSTO ARSIZIO – E’ stato ammesso alla giustizia riparativa Davide Fontana, il bancario condannato in primo grado a 30 anni per l’assassinio, lo smembramento e l’occultamento del cadavere di Carol Maltesi uccisa a Rescaldina, nel Milanese, l’11 gennaio 2022.
La corte d’Assise di Busto Arsizio ha accolto – prima volta in Italia – la richiesta dell’uomo che però non è alternativa all’iter penale né incide sul piano civilistico.
“Sono allibito e sconvolto“, ha detto Fabio Maltesi, padre della vittima al Corriere.
Cos’è la “giustizia riparativa”
La legge (D.Lgs. n. 150/2022) definisce giustizia riparativa “ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore”. L’obiettivo è, dunque, quello di ottenere un esito riparativo, che consiste “nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità“. L’esito riparatorio può essere simbolico e “quindi consistente in dichiarazioni, scuse formali, impegni comportamentali anche pubblici o rivolti alla società, accordi relativi alla frequentazione di persone o luoghi, oppure materiale, come il risarcimento del danno, le restituzioni, l’adoperarsi per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato o evitare che lo stesso sia portato a conseguenze ulteriori”.