Malore dell’autista o guasto. Sono principalmente queste due le cause di uno dei più gravi incidenti degli ultimi anni storia, il bus precipitato da un cavalcavia a Mestre causando la morte di 21 persone e il ferimento di altre 15, di cui 5 in pericolo di vita.
Gli uomini della Scientifica con le loro tute bianche, repertano ogni cosa, i video delle telecamere di sorveglianza sono sotto osservazione e la procura di Venezia ha aperto un’inchiesta affidata al sostituto Daniela Moroni. Al momento prevale l’ipotesi del “malore dell’autista”, come spiega il comandante della polizia locale di Venezia, Marco Agostini: “Ci sono testimoni che hanno visto il bus sbandare sulla destra, verso il guardrail, strisciandolo per una lunghezza di 6-7 metri prima di cadere giù. Se si fosse trattato di un colpo di sonno probabilmente, sterzando verso sinistra, il conducente sarebbe riuscito a rimettere in carreggiata il mezzo”.
L’autista
L’autista si chiamava Alberto Rizzotto, aveva 40 anni, trevigiano dipendente della Martini bus srl ma in servizio anche per la società Linea. Aveva iniziato a lavoro 90 minuti prima dell’incidente ed era considerato dai colleghi un autista esperto, con un’esperienza decennale alla guida degli autobus.
Dato che il bus era elettrico, inizialmente si era pensato che a monte dell’incidente ci fosse stato un guasto, anche se il mezzo era nuovo di zecca, un “green elettric” entrato da poco in servizio nella compagnia La Linea di Marghera.
Si era ipotizzato che il bus si fosse incendiato prima di precipitare, ma l’ipotesi è stata accantonata, diversi testimoni lo hanno visto piombare contro il guardrail sulla propria destra, superare la barriera, rovesciarsi, volare di sotto, colpire alcuni fili della linea elettrica e poi l’incendio. Potrebbero essere stati i fili elettrici ad innescare l’incendio.
Il comandante della polizia locale: propendiamo per un malore
Lo esclude anche il comandante della polizia locale Marco Agostini. “Ipotesi di un guasto? Lo escludo il mezzo si è incendiato quando è arrivato a terra. Dai primi rilievi propendiamo per il malore. Le strisciate sul guardrail depongono a favore della tesi che si sia sentito male perché, se ipotizziamo anche un colpo di sonno, dopo aver sbattuto, si sarebbe dovuto riprendere. Ci sono testi attendibili, compreso un poliziotto, che ha visto l’autobus sbandare, e incendiarsi solo dopo il volo metri, non prima”.
Acquisite due scatole nere
Per arrivare alle ragioni, sarà essere fondamentale l’analisi delle due scatole nere prelevate dal pullman. Il bus, acquistato dalla ditta un anno fa, con sistemi di sicurezza di ultima generazione, registrazione del percorso e telecamera. Come ha spiegato Renato Boraso, assessore comunale alla Viabilità: “Il mezzo ha una telecamera, sono convinto che sapremo la verità. Inoltre altre telecamere coprono quel tratto di strada. Escludo che il mezzo abbia preso fuoco prima di precipitare, il principio di incendio si è sviluppato quando è caduto”.
Il guardrail malandato, sul cavalcavia è in corso intervento da 6,5 mln
Molti locali danno anche la colpa al cavalcavia e al suo guardrail piuttosto malandato, da pochi giorni erano cominciati i lavori di ristrutturazione, il cavalcavia era vecchio. “Il manufatto, che abbiamo ereditato dal ministero delle Infrastrutture, fu costruito 70 anni fa – ha detto l’assessore Boraso – Per questo lo abbiamo tenuto monitorato. Da alcuni giorni sono iniziati i lavori di rinforzo dei piloni ammalorati, con una spesa preventivata di 6,5 milioni di euro. È previsto di rifare anche il guardrail, ma sappiamo che non c’è guardrail al mondo che possa fermare i camion o i pullman“.