Gabriele Carugati, tecnico di laboratorio dell’Università dell’Insubria, è in partenza per trascorrere un anno al Polo Sud.
Carugati è infatti stato selezionato per partecipare alla XX Campagna antartica invernale alla Stazione Concordia (Dc20), nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra) del Ministero dell’Università e della ricerca. Il 43enne sarà station leader del “gruppo degli invernanti”, 13 profili che rimarranno in completo isolamento a causa delle temperature estreme che rendono la base Concordia inaccessibile.
Il team degli invernati comprende 5 italiani, 7 francesi e 1 svizzero: professionisti altamente qualificati, fisici, elettricisti, meccanici, chimici, astrofisici, cuochi, idraulici, informatici, elettronici, medici che fino a febbraio saranno di supporto a una cinquantina di ricercatori impegnati in diversi progetti scientifici, poi rimarranno soli a custodire la base durante l’inverno antartico, che inizia a febbraio e si inasprisce da maggio a settembre.
Originario di Manera, piccola frazione di Lomazzo al confine con Rovellasca, Gabriele Carugati si è candidato a luglio 2023 per la posizione di Scientifico per le attività di Chimica/Glaciologia, ruolo che richiede competenze specifiche nella gestione di campionamenti di neve e firn (strati di neve degli anni precedenti), rilievi nivologici e misure dirette di gas e particolato atmosferico. All’Insubria dal termine degli studi superiori, nella sede scientifica di via Valleggio a Como, Carugati ha conseguito la laurea triennale e il titolo specialistico in Scienze Ambientali con indirizzo chimico, a Como, e poi proseguito i suoi studi fino a ottenere il titolo di dottore di ricerca in Scienze chimiche.
Per prepararsi alla Concordia, Carugati ha partecipato a due percorsi di formazione: un pre-departure meeting al Centro ricerche Enea Casacca di Roma e Esa Pre Base Data Collection al Centro di addestramento degli Aeronauti Dlr a Colonia, in Germania.
Per Carugati e il suo team saranno quasi nove mesi senza nessuna possibilità di spostamento, senza poter ricevere visite e con comunicazioni limitate
«È un sogno nel cassetto che mi porto dentro dalle elementari – racconta prima di partire – quando guardando i documentari in tv pensavo che “anch’io un giorno parteciperò ad una missione tra i ghiacci dell’Antartide”, un sogno che si sta realizzando. Ci ho creduto tanto, ora spero di svolgere egregiamente il mio lavoro e portare a temine la missione nel migliore dei modi».