Cosenza, 13 set. (Apcom) – “Si tratta di un grosso successo per tutti, perché si comincia a squarciare un velo”. Lo ha detto Bruno Giordano, procuratore della Repubblica di Paola, commentando la notizia del ritrovamento della nave mercantile sul fondale al largo di Cetraro, sul Tirreno cosentino. Il relitto della nave individuato ieri sul fondo marino al largo delle coste di Cetraro presenta un profondo squarcio sulla prua dal quale sono visibili alcuni fusti schiacciati. Il relitto, lungo circa 120 metri, e’ adagiato su un fianco. Potrebbe trattarsi del Cunsky, mercantile diretto in Libano con 120 fusti di rifiuti radioattivi scomparso nel ’92 e che si sospetta sia stato utilizzato dalla camorra per ‘smaltire’ senza costi e sicurezza rifiuti pericolosi.
A individuare il relitto, dopo che i sonar avevano segnalato una massa nella zona, e’ stato un rov, uno speciale robot che trasmette immagini in superficie. Al momento non e’ stato ancora possibile stabilire se sulla fiancata vi sia scritto il nome dell’imbarcazione. Per questo l’esplorazione subacquea del rov sta procedendo anche in queste ore. Dell’esistenza di navi che trasportavano rifiuti pericolosi, affondate nei mari calabresi, aveva parlato un pentito di `ndrangheta calabrese, che si era occupato proprio dell`affondamento, tramite dinamite, del mercantile.
Lo squarcio rilevato a prua e’ compatibile con il racconto fatto dal collaboratore di giustizia ai magistrati della Procura di Paola. L’uomo, infatti, aveva parlato di una nave carica di rifiuti tossici fatta affondare facendo esplodere una carica a prua. La Marina militare, contattata dalla Procura di Paola già nelle scorse settimane, tra l’altro, aveva escluso che in quella zona siano affondate navi per eventi bellici o fenomeni naturali. Il collaboratore aveva sostenuto che sulla nave, da lui indicata con il nome di Cunski, erano stivati 120 fusti contenenti scorie radioattive.
Al momento, la Procura di Paola non dispone ancora di elementi certi che possano dire se il relitto appartenga alla Cunski ed e’ per questo che le riprese proseguono per verificare se sia possibile individuare il nome. Intanto e’ da escludere, almeno per il momento, la possibilità che possa essere recuperato almeno un fusto per sottoporlo ad esami. Il robot impiegato, infatti, può solo fare filmati.”Voglio dire – ha aggiunto il procuratore – che il merito e’ della Regione Calabria e dell’assessore all’Ambiente, Silvio Greco, che ha creduto in questa ricerca e ci ha supportato in ogni modo”.
Fmc
© riproduzione riservata