L’indagine dei resti umani antichi in Valcuvia può essere fruibile dalla comunità intera. Il gruppo di ricerca di antropologia dell’Università dell’Insubria, Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita diretto dal professor Luigi Valdatta, ha realizzato un percorso di visita intorno a tre siti archeologici, grazie al finanziamento ottenuto all’interno del bando Emblematici Provinciali 2019 di Fondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria del Varesotto.
Trasformati in campus di ricerca bioarcheologica ed oggi riconosciuti come siti-museo, le chiese di San Biagio a Cittiglio, Sant’Agostino a Caravate e dei Santi Eusebio e Antonio ad Azzio possono ora considerarsi valorizzate nel pieno della loro peculiarità biostorica.
L’inaugurazione del nuovo percorso è prevista per sabato 11 novembre alle ore 10.30 con partenza dalla Chiesa di San Biagio a Cittiglio, per poi proseguire verso gli altri siti coinvolti nel progetto, ovvero Azzio e Caravate. Accompagnati dagli antropologi dell’Università degli Studi dell’Insubria, dai partner e dai sostenitori del progetto, i visitatori hanno l’occasione di esplorare le chiese, le aree archeologiche circostanti e l’Archivio Biologico, osteoteca, dove potranno osservare i reperti e ascoltare le presentazioni dei ricercatori. Per partecipare all’evento è necessario prenotarsi inviando una e-mail a: [email protected].
Dal Medioevo all’Età Moderna, il nuovo percorso permette di visitare contesti sepolcrali unici raccontati attraverso le evidenze funerarie nonché i resti umani degli antichi abitanti della Valcuvia. Sono molte le scoperte bioarcheologiche che tornano così ad essere fruibili attraverso l’esposizione sia fisica che virtuale dei reperti.
Tra i casi più interessanti, l’omicidio medievale della Tomba 13 di Cittiglio, la cui ricostruzione è stata possibile grazie al lavoro dei nostri antropologi. Questo particolare contesto è stato musealizzato grazie all’impegno costante dell’Associazione Amici di San Biagio a Cittiglio.
Anche i “cold case” e le sepolture dei frati francescani di Azzio, scoperti all’interno di una cripta seicentesca, sono nuovamente disponibili attraverso la visita delle strutture funerarie, dei pannelli esplicativi e dei sistemi digitali per la raccolta delle immagini ottenute durante le indagini scientifiche.
Inoltre, nel sito medievale di Caravate è documentato un caso unico di osteomielite oculare, il cui studio è esposto nel sito di Sant’Agostino. Questo caso permette di comprendere la sofferenza dell’individuo e il sistema di cure sviluppato attorno a lui dai suoi familiari. Da questo sito provengono anche numerosi casi di traumi cranici su individui di sesso femminile.