VARESE – Oltre 120 partecipanti sabato 27 gennaio 2024 in occasione della nona edizione di ”Tra legno e acqua”, convegno nazionale sul recupero e la valorizzazione delle imbarcazioni d’epoca e storiche organizzato da Avev, l’Associazione Vele d’Epoca Verbano insieme alla Fondazione Officine dell’Acqua, il multiprogetto dedicato alla cultura nautica tradizionale con sede sul lago Maggiore a Laveno Mombello. Lo scrive l’associazione, a consuntivo della chiusura dell’incontro.
L’apertura della giornata di lavori è stata affidata al velaio Guido Cavalazzi che, partendo dalla formula di Stazza Internazionale relativamente alle Classi che vanno dai 5 ai 23 Metri S.I., alcune delle quali diventate anche classi olimpiche, ha esposto una tabella riassuntiva dei vari parametri utili per realizzare i set di vele da regata. In dettaglio, sono state prese in esame le seguenti particolarità: altezza del piano velico, frazionamento dello strallo di prua, limitazione nei materiali per le vele,
larghezze e steccatura delle rande, sormonto dei Genoa nelle varie Classi. Il contrammiraglio Silverio D’Arco, sardo di nascita, spezzino di adozione e già ufficiale addetto all’impostazione e consegna della portaerei Cavour, ha descritto il ”Progetto Maestri d’ascia” sostenuto dal Comune di La Maddalena, che assicurerà il rilancio della professione e nuove prospettive occupazionali. Con lui il Maestro d’ascia maddalenino Franco Esposito. Il corso prevede la costruzione di un gozzo a vela latina con motore ausiliario elettrico.
All’architetto Francesco Sisto il compito di fare conoscere le iniziative dell’Officina Sociale per la Marineria Maremosso di Taranto, nata nel 2017, prima e unica realtà di formazione produttiva in Puglia e in tutto il meridione dedicata all’allestimento e all’organizzazione di un laboratorio sociale, rivolto a giovani sottoposti a misure penali, per l’apprendimento del mare e della carpenteria nautica attraverso il recupero delle tecniche lavorative della marineria tradizionale. Officina Maremosso utilizza il legno quale materia principale delle lavorazioni nautiche in ogni settore (imbarcazioni, attrezzature e alberature), collegando al lavoro in cantiere la ricerca e catalogazione di materiali e tecniche lavorative antiche innestate nel contesto tecnologico moderno. Allo scrittore e giornalista Bruno Cianci il compito di raccontare l’Herreshoff Marine Museum di Bristol (R.I.), il museo americano fondato nel 1971 su iniziativa di A. Sidney DeWolf Herreshoff, uno dei figli del leggendario Nathanael (1848-1938) e da sua moglie Rebecca. La struttura occupa l’area che per più di otto decenni, a cavallo dei secoli 19° e 20°, è stata la sede della Herreshoff Manufacturing Co., cantiere-officina da cui sono uscite migliaia di imbarcazioni innovative e iconiche. Delle circa duemila barche ancora in circolazione che sono riconducibili agli Herreshoff, sessanta sono raccolte in questo museo che un appassionato di nautica dovrebbe visitare almeno una volta nella vita. Decisamente importante l’elenco delle manifestazioni organizzate nel corso del 2024 dalle oltre 30 associazioni federate alla FIBaS, la Federazione Italiana Barche Storiche. Fanja Raffellini, presidente di Vela Tradizionale e Segretaria FIBaS, ha esposto il lungo calendario eventi che quasi non prevede soste durante l’anno.
Lo yacht designer e docente universitario genovese Francesco Foppiano ha raccontato storia e futuro di Nave Argo, l’unità in legno di 24 metri costruita nel 1971 dal cantiere Italcraft di Gaeta. Varata durante la Guerra Fredda, per molti anni ha compiuto navigazioni top-secret in Mediterraneo intercettando i segnali radio delle navi sovietiche. Mascherata da unità da diporto, poteva captare i segnali nemici grazie ad apparecchiature occultate a bordo. Venne poi adibita a yacht presidenziale al servizio dei Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano. Dopo anni di abbandono, l’industriale e filantropo Cav. Giovanni Arvedi l’ha salvata da sicura demolizione avviando un restauro a Genova della durata di due anni per un costo previsto di circa 2 milioni di euro. L’architetto fiorentino Rodolfo Foschi, autore di oltre 150 progetti di barche classiche da 5,50 a 24 metri, ha commentato una serie di piccoli scafi spesso realizzati entro spazi ristretti, dal modello Solaria al Buon Vento, dal Pondus Ferro al Tamatino e Bernard. Da 40 anni, inoltre, l’architetto Foschi risponde ai dubbi tecnici dei lettori sulla rivista Bolina. Massimo Perinetti Casoni, già titolare per oltre 30 anni dell’omonimo cantiere di restauro e costruzione dell’Associazione I Venturieri di Chioggia, ha descritto l’uso del ferrocemento quale materiale per la costruzione di scafi classici. Tracciatura, realizzazione delle sezioni trasversali, applicazione dei tondini, posa delle reti e cementazione sono le fasi principali per arrivare ad ottenere uno scafo perfettamente navigante.
Giovanni Cammarano, Maestro d’ascia campano di Pisciotta (SA), ha descritto la figura del Mastro calafato, colui che impermeabilizza la barca in legno attraverso la tecnica del calafataggio, che consiste nell’introduzione di stoppa o cotone tra una tavola e l’altra del fasciame. A rendere ancora più coinvolgente la presentazione una dimostrazione dal vivo con scalpello e mazzuolo, antichi attrezzi del mestiere, effettuata insieme al Maestro d’ascia spezzino Cesare Cortale. Infine Adriano Musitelli, consigliere e responsabile dei progetti della Fondazione Officine dell’Acqua, ha relazionato su “Il ritorno dell’Inglesina”, iniziativa che si prefigge lo scopo di salvare gli ultimi scafi rappresentativi della tradizione del Lago Maggiore attraverso il restauro, la costruzione e l’utilizzo a fini sociali e turistici di questi splendidi scafi. Oltre ad abbellire il centro storico con la loro presenza, queste imbarcazioni permetteranno alle fasce più anziane della popolazione di rivivere il passato e a quelle più giovani di apprendere la storia del territorio e il recupero di arti e mestieri.