Ilaria Salis, eroina o colpevole? La questione viene sollevata da Repubblica, che riporta le proteste e la mobilitazione in suo favore, dipingendola quasi come una martire. Nonostante le accuse di aver agito con violenza ingiustificata nei confronti di presunti estremisti di destra durante i fatti di febbraio 2023, le richieste di “Riportiamo a casa Ilaria” o “Ilaria subito libera” si diffondono.
Le immagini dalla sua udienza in Ungheria, con catene in aula, diventano un pretesto per focalizzarsi sulle condizioni carcerarie, distogliendo l’attenzione dal suo comportamento violento. Mentre il “compare” tedesco si è dichiarato colpevole e condannato, Salis proclama la sua innocenza. La stampa, in particolare Repubblica, sembra adottare un tono di solidarietà, mettendo in risalto manifestazioni di sostegno che la presentano come “l’insegnante antifascista”.
Tuttavia, l’articolo critica questo atteggiamento, sottolineando la grottesca illusione di considerare l’etichetta “antifascista” come qualcosa di concreto e ideologico. L’autore suggerisce che l’antifascismo non è una vera ideologia, bensì un periodo storico, e sottolinea il pericolo di supportare ciecamente chiunque si autodefinisca “antifascista”. Infine, si affronta il tema delle condizioni carcerarie in Ungheria, riconoscendo che se vi sono problematiche, queste vanno affrontate, ma senza confondere la richiesta di giustizia con la difesa di chi ha commesso atti violenti senza giustificazione difensiva.