Corrado nasce da una nobile famiglia di Piacenza, identificata nel 1602 in quella dei Confalonieri. La decisione di ritirarsi dal mondo avviene inconseguenza di un incidente: nel 1313 Corrado si trova a caccia quando un incendio, inizialmente appiccato per far uscire allo scoperto alcuni conigli, sfugge al suo controllo distruggendo molte messi e alcuni edifici alla periferia della città.
Oggi il suo culto è fiorente soprattutto a Noto, dove la processione dell’arca d’argento del XVI secolo, contenente il suo corpo (ora custodito nella chiesa madre di san Nicola), è accompagnata da danzatori che portano dei ceri caratteristici. Nel 1740 è stata costruita una chiesa sul suo eremo.
La biografia
Il patrono della città e della diocesi di Noto, in Sicilia, curiosamente è un nobile piacentino, Corrado Confalonieri. Nato nel 1290 a Piacenza, da giovane si diede alle armi. Durante una battuta di caccia per stanare la selvaggina ordinò di appiccare il fuoco a cespugli e piante della zona, ma l’incendio provocato fu tale da distruggere coltivazioni e case. Corrado e i suoi compagni fuggirono e le guardie del governatore arrestarono un poveraccio che non c’entrava per nulla,
condannandolo a morte. Corrado, a questo punto, si presentò raccontando la verità e dicendosi pronto a riparare gli ingenti danni causati. Si ritrovò così in miseria e nel 1315, mentre sua moglie, Eufrosina, entrava nel monastero delle Clarisse a Piacenza, lui si fece terziario francescano a Calendasco. Poi però, in cerca di solitudine, dopo aver peregrinato a Roma si imbarcò per la Terrasanta, dove si trattenne qualche anno. Nel ritorno si fermò prima a Malta poi in Sicilia, precisamente a Noto, dove abitò prima nelle celle della chiesa del Crocifisso; poi, infastidito dalle frequenti visite di gente che veniva a chiedere consiglio e dalla violenza di alcuni malintenzionati che lo picchiarono a sangue ricevendone però un generoso perdono, si ritirò nella grotta dei Pizzoni, che il popolo chiamerà poi col suo nome. E non l’abbandonerà più, se non per andare di tanto in tanto dall’amico Guglielmo Buccheri, un eremita francescano che si era trasferito a Scicli. Al suo confessore, un sacerdote di Noto, il 17 febbraio del 1351 disse testualmente: «Tra due giorni, alle Grotte, avrò bisogno di te». Sapeva infatti che in quel giorno sarebbe morto. Lo trovarono infatti cadavere, ma, secondo la tradizione, in ginocchio. Intorno al suo eremo nel XX secolo sorgerà un istituto per orfani dell’Opera di Don Orione. Il terremoto del 1693 risparmiò i suoi resti, sepolti nella chiesa di san Nicolò, divenuta cattedrale della nuova diocesi, che ha in Corrado Confalonieri il patrono principale.