CAIRATE – Sarebbe stato il furto, il movente del delitto di Andrea Bossi, il ventiseienne trovato senza vita nella sua casa di Cairate lo scorso 27 gennaio. Il due ventenni arrestati all’alba di oggi, 28 febbraio dai carabinieri, avrebbero portato via dall’appartamento della vittima il denaro e alcuni oggetti d’oro che lo stesso Andrea Bossi aveva realizzato, essendo un tecnico orafo, professione che tuttavia non svolgeva dal momento che era impiegato di una ditta. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri del reparto operativo di Varese su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio, a un mese dalla morte del giovane.
Uno dei due sospettati era un amico di Andrea che quindi lo avrebbe fatto entrare in casa senza alcun sospetto e con il quale, nei giorni precedenti al delitto, c’erano stati alcuni contatti telefonici, mentre l’altro arrestato sarebbe stato un semplice conoscente. Parte della refurtiva sarebbe stata recuperata, anche se continua ad essere al momento mantenuto il riserbo sulle indagini che hanno portato agli arresti di oggi. Non è chiaro se i presunti responsabili avessero deciso di nascondere i monili della loro vittima perché molto particolari e personali,
essendo stati realizzati dallo stesso Andrea che aveva seguito una scuola professionale di oreficeria, o se i gioielli siano stati venduti e rintracciati dagli inquirenti ce sono poi risaliti ai due sospettati. Da capire anche se Andrea è stato ucciso con un unico fendente alla gola perché ha scoperto che i due lo stavano derubando. Alcuni vicini di casa avrebbero sentito voci maschili nel cuore della notte tra il 26 ed il 27 gennaio e poi un tonfo, ma non ci sarebbero state grida e il giovane è stato colpito in modo repentino, tanto che non sono state trovate tracce di colluttazione o tentativi di difesa.