Mai ci siamo fermati a riflettere sulle origini di un semplice petto di pollo comprato al supermercato. È difficile immaginare che quel pezzo di carne sia il risultato di un processo crudele e distorto che coinvolge creature innocenti. Sono i broiler, pulcini di razze selezionate per raggiungere dimensioni sproporzionate in appena cinque settimane, soffrendo di deformità e malattie causate dalla loro rapida crescita.
Dai primi giorni della loro vita, questi pulcini vengono confinati in capannoni sovraffollati, costretti a mangiare alimenti iperenergetici per guadagnare peso in modo forsennato. In soli 35-45 giorni, raggiungono dimensioni che il loro corpo non può sopportare, con un petto così pesante da renderli incapaci di camminare correttamente. Le condizioni di vita stressanti portano a malattie ossee, zoppìe e deformità, mentre le striature bianche visibili sul petto indicano una grave infiammazione muscolare.
Questo triste scenario è evidente nei polli che si muovono impacciati negli allevamenti, ma si riflette anche sulle nostre tavole, quando acquistiamo pollo al supermercato. Le striature bianche sul petto sono un segno visibile della sofferenza che questi animali hanno subito. Tuttavia, c’è speranza: adottare pratiche di allevamento più sostenibili e preferire razze a crescita lenta può garantire benessere agli animali e una carne di qualità superiore. Sebbene ciò possa comportare un costo leggermente più elevato, molti consumatori sono disposti a pagare il prezzo per una scelta etica e consapevole.