Percosse, litigi, ma anche sms e telefonate insistenti. Causa scatenante la gelosia: era ossessionato dall’idea che lei lo tradisse. Da qui la violenza psicologica e fisica, fino a romperle un braccio. Con il conseguente licenziamento della donna dal proprio posto di lavoro: il proprietario del bar in cui la donna lavorava non ha tollerato oltre il ripresentarsi di quegli episodi. Le violenze infatti si sono verificate anche pubblicamente e davanti al figlio minorenne della donna.
Un comportamento che è costato all’uomo di 57 anni, di origine calabrese, un processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.
Per lui il pubblico ministero Marialina Contaldo ha chiesto una condanna a cinque anni di reclusione, mentre di tutt’altro avviso è il suo difensore, l’avvocato Maria Francesca Bentivenga, secondo cui manca la “sistematicità” propria di quel tipo di reato: “Erano entrambi gelosi e litigiosi. Era una relazione malsana, è vero, ma non ci sono gli estremi del maltrattamento”.
Il reato è stato infine riconosciuto dal tribunale: l’imputato, che nel frattempo è tornato nella sua città natale, è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere e al risarcimento della donna, con cui ha convissuto cinque anni. La provvisionale prevista per lei, che si è costituita parte civile con l’avvocato Giovanni Grassi, è di 2.000 euro, ma il risarcimento definitivo sarà stabilito in sede civile.