STRASBURGO – La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato per la prima volta uno Stato, la Svizzera, per violazione della Convenzione sui diritti dell’uomo, pronunciandosi a favore di un’associazione di donne anziane che ha criticato l’inerzia del Paese di fronte alle cambiamento climatico. E’ la prima volta che la Corte condanna uno Stato per la sua mancanza di iniziative nella lotta al cambiamento climatico. Con 16 voti contro 1, la Corte ha stabilito che vi è stata una violazione dell’articolo 8 che sancisce il diritto ad una tutela effettiva,
da parte delle autorità statali, contro i gravi effetti dannosi dei cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita. Il caso è stato portato avanti dagli «Anziani per la protezione del clima» (2500 donne svizzere di 73 anni in media) e da quattro dei suoi membri che hanno sviluppato anche richieste individuali. La Corte ha ritenuto che l’associazione fosse autorizzata ad agire in giudizio a nome di persone che affermassero che le loro condizioni di vita e la loro salute erano minacciate dal cambiamento climatico.
Per quanto riguarda i quattro ricorrenti individuali, la Corte ha ritenuto che non soddisfacessero i criteri relativi allo status di vittime e ha pertanto dichiarato i loro ricorsi irricevibili. La decisione della Corte – ha esultato l’attivista svedese Greta Thunberg – “è solo l’inizio in termini di contenziosi sul clima”. “Questo è solo l’inizio quando si tratta di controversie sul clima: in tutto il mondo, sempre più persone portano i propri governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni. In nessun caso dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo battere ancora di più perché questo è solo l’inizio”, ha dichiarato a Strasburgo dopo la storica udienza della Corte. “Utilizzeremo ogni strumento a nostra disposizione, il movimento per la giustizia climatica ha utilizzato metodi diversi per decenni, ripetendo lo stesso messaggio più e più volte e, come possiamo vedere, le emissioni sono ancora in calo. stiamo ancora andando nella direzione sbagliata e non ci arrenderemo”.
Svizzera condannata, esulta GreenPeace: “Viola i diritti”
“Questa sentenza non è solo una vittoria per la nostra associazione. È una vittoria per tutte le generazioni”, ha dichiarato Rosmarie Wydler-Wälti, co-presidente dell’associazione Anziane per il clima Svizzera, commentando la decisione odierna della Grande Camera della Corte europea per i diritti umani (CEDU), che ha stabilito che la Svizzera viola i diritti umani delle donne anziane perché non sta adottando le misure necessarie a contenere il riscaldamento globale. In particolare, il tribunale ha riscontrato una violazione dell’articolo 8 (diritto alla vita privata e familiare) e dell’articolo 6 (diritto alla giustizia). È un momento indescrivibile.
“Questa decisione sarà di grande importanza per ulteriori cause sul clima contro Stati e aziende in tutto il mondo e aumenterà le loro possibilità di successo”, spiega Cordelia Bähr, a capo del team legale delle Anziane per il clima. “Questa sentenza mostra ai cittadini, ai giudici e ai governi di tutta Europa cosa è necessario fare in termini di protezione del clima per rispettare i diritti umani”. Per la prima volta, un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani sostiene esplicitamente il diritto alla protezione del clima. Nella sua sentenza, la CEDU stabilisce i requisiti specifici che gli Stati membri devono soddisfare per rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani. Nell’ambito di questo procedimento, come terza parte anche l’Italia, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, aveva presentato una propria memoria, per supportare la posizione della Svizzera. La sentenza rappresenta una pietra miliare per le controversie sul clima a livello globale. Tutti gli Stati del Consiglio d’Europa potrebbero essere invitati dai loro cittadini a rivedere e, se necessario, rafforzare la loro politica climatica sulla base dei principi sviluppati dalla CEDU per salvaguardare i diritti umani. Ne beneficerebbero tutte le persone, al di là della generazione a cui appartengono.
“Quanto accaduto oggi non si ferma a Strasburgo. Le storie delle KlimaSeniorinnen sono anche all’attenzione della Corte internazionale di giustizia, dove all’inizio del prossimo anno si terranno delle udienze sugli obblighi di giustizia climatica di tutti i governi”, dichiara la consulente legale di Greenpeace International Louise Fournier, che ha supportato il team legale delle Anziane per il clima. Secondo l’UNEP, il numero di cause climatiche è più che raddoppiato dal 2017 a oggi. In Italia, il 9 maggio 2023, dodici cittadine e cittadini, Greenpeace Italia e ReCommon hanno notificato a ENI un atto di citazione davanti al Tribunale di Roma per l’apertura di una causa civile per i danni subiti e futuri derivanti dai cambiamenti climatici, a cui ENI ha contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, continuando a investire nei combustibili fossili. La prima udienza di questo contenzioso climatico si è tenuta lo scorso 16 febbraio