BUSTO ARSIZIO – Il 16 maggio Claudio Carminati sarà interrogato dai pm che indagano sull’inabissamento nel lago Maggiore della “Gooduria” che provocò la morte di Anja Bozhkova, moglie dello skipper, dei due 007 italiani Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, e dell’israeliano Shimoni Erez, ex del Mossad.
E’ passato quasi un anno dal 29 maggio 2023 quando l’imbarcazione sulla quale viaggiavano 23 persone salpate da Sesto Calende venne travolta a Lisanza da una tempesta. Ad aprile la Procura di Busto Arsizio ha chiuso le indagini sull’uomo che era al timone e che, persa la barca, ora vive in un campeggio sul fiume Ticino dopo essere stato ospitato da diversi amici che non gli hanno mai fatto mancare il sostegno. E’ accusato di naufragio e omicidio colposo plurimo per presunte violazioni delle misure di sicurezza (la barca aveva una capienza massima di 15 ospiti), per non avere tenuto in giusto conto delle previste ostiche condizioni meteo e non avere a bordo giubbotti di salvataggi a sufficienza. La sua difesa punta a dimostrare che la barca sarebbe affondata comunque con le stesse conseguenze se anche avesse approntato tutte le cautele a causa della violenza del nubifragio.
L’inchiesta coordinata dal pm Massimo De Filippo si è concentrata fin dal primo momento sulle cause dell’incidente affidando una consulenza a Carlo Ceccarelli, già impegnato nella ricostruzione del naufragio della Costa Concordia.
Agli atti ci sono un migliaio di pagine al momento coperte dal più stretto riserbo. Per quanto i magistrati abbiano circoscritto il raggio d’interesse alla “meccanica” dell’incidente è inevitabile che ci siano anche accertamenti investigativi che lambiscono le ragioni di quella che è stata presentata dai servizi come una “gita” di fine missione.
Nelle targhe con le biografie dei quattro morti ospitate dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) c’è scritto che sulla barca era in corso “una delicata attività operativa”. Nel luglio scorso davanti alla gip Piera Bossi che lo sentì per decidere sulla misura del divieto di espatrio Carminati negò in modo deciso di sapere di avere a che fare con una comitiva così particolare e di averlo scoperto solo dopo la tromba d’aria.