Con una sentenza che fa da monito per la complessa realtà giudiziaria italiana, la Corte di Cassazione ha assolto Antonio Rosati dall’accusa di frode fiscale, decretando la prescrizione del reato.
Si conclude così un iter giudiziario durato ben dieci anni, durante i quali l’ex presidente del Varese Calcio ha dovuto affrontare accuse pesanti, tra cui associazione a delinquere, legate a una maxi-frode nel settore logistico, dei trasporti e del facchinaggio.
In primo grado, Rosati era stato condannato a nove anni di reclusione, pena poi ridotta in appello a due anni e quattro mesi. Tuttavia, la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, dichiarando il reato prescritto.
L’assoluzione di Rosati, pur non cancellando l’amarezza per gli anni vissuti sotto il peso dell’accusa, rappresenta un’importante affermazione dei suoi diritti e della sua innocenza.
Come sottolineato dal suo legale, Stefano Amirante, “è stata fatta chiarezza dopo un decennio di illazioni e accuse infondate. Il signor Rosati è stato assolto (reato prescritto, ndr) da tutti i capi di imputazione a suo carico”.