Il sacerdote condannato a Milano per abusi su minori, la Diocesi: “Tristezza e turbamento”

La nota della Curia, che sottolinea: quando i fatti vennero fuori, fu disposta “una sospensione cautelare del ministero sacerdotale” (foto dal sito www.chiesadimilano.it)

MILANO – “In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza e considerata la possibilità di proporre appello avverso la sentenza di primo grado, non dimenticando la presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, la Diocesi esprime la sua profonda tristezza e il suo turbamento per una vicenda che, qualunque sarà l’esito processuale, ha provocato e sta provocando sofferenza e sconcerto nelle persone direttamente coinvolte, così come nella comunità parrocchiale in cui il sacerdote esercitava il suo ministero”.

Così la Diocesi di Milano commenta la condanna di don Emanuele Tempesta, sacerdote della Diocesi di Milano, è stato condannato in primo grado a sei anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale su minori dal Tribunale di Busto Arsizio. Il sacerdote – arrestato nel luglio 2021 – è stato dunque ritenuto colpevole, sebbene la sentenza abbia riconosciuto quanto accaduto come ascrivibile all’articolo 609 bis ultimo comma, ossia come “caso di minore gravità”. Le vittime degli abusi, si ricorda, avevano da 7 a 11 anni.

La sospensione cautelare del ministero sacerdotale

“Dal punto di vista canonico, non appena emersi i fatti in questione, la Curia aveva immediatamente avviato l’indagine prevista dalle linee guida della Conferenza Episcopale Italiana, disponendo una sospensione cautelare del ministero sacerdotale, in attesa dell’esito del processo canonico attualmente in corso”, prosegue la nota.

“Tali provvedimenti si inseriscono nell’alveo dei percorsi di prevenzione e repressione degli abusi su minori e persone vulnerabili in ambito ecclesiale, avviati dalla Diocesi di Milano già da diversi anni, in linea con le indicazioni della Cei e della Santa Sede”.

“La Diocesi proseguirà con convinzione l’attività formativa, di prevenzione e di vigilanza, nella consapevolezza che l’efficacia di linee guida e di proposte formative passa inevitabilmente anche dalla accoglienza responsabile di chi ha compiti educativi e dal clima trasparente e propositivo di ogni gruppo e comunità ecclesiale”.