Strage di Samarate, la Cassazione conferma l’ergastolo ad Alessandro Maja. “Un sollievo”

Respinto il ricorso contro il carcere a vita per il geometra condannato sia in primo grado, dalla Corte d'Assise del tribunale di Busto, sia in secondo grado dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano. Il massacro nel maggio 2022 in cui l'uomo uccise la figlia Giulia di 16 anni e la moglie Stefania Pivetta, di 56, a colpi di martello mentre stavano dormendo. Subito dopo l'uomo tentò di ammazzare anche il figlio maggiore Nicolò, unico sopravvissuto nonostante le gravi lesioni che lo hanno segnato per sempre

SAMARATE – Ergastolo definitivo per Alessandro Maja che nel maggio del 2022 uccise a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, di soli 16 anni, riducendo in fin di vita Nicolò, il primogenito, scampato per un soffio al massacro.
 

L’orrore si era consumato nella villa di famiglia a Samarate dove i Maja vivevano dagli anni ’90. Ieri è stato discusso in Cassazione il ricorso presentato dai legali del geometra samaratese contro la condanna all’ergastolo comminata all’omicida sia in primo grado, dalla Corte d’Assise del tribunale di Busto, sia in secondo grado dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dai difensori dell’uomo reo confesso, confermando in via definitiva il fine pena mai. Confermate anche tutte le pene accessorie e i risarcimenti nei confronti delle vittime della tragedia a cominciare da Nicolò che, a causa delle gravissime ferite inflittegli dal padre nel sonno, sta affrontando un lungo percorso fatto di interventi e riabilitazione per riuscire a riprendersi.
 

“Per la famiglia Pivetta e per Nicolò si tratta di un sollievo – spiega l’avvocato Stefano Bettinelli, legale di parte civile – L’iter giudiziario è finalmente terminato. Ed è terminato con la giusta pena per ciò che ha commesso Maja. I miei assistiti hanno sempre e solo chiesto giustizia. Quanto stabilito dalla Cassazione è il massimo che la giustizia possa restituire davanti a un fatto in realtà irrisarcibile dal punto di visto affettivo e umano”.