MILANO – Mollo tutto e cambio vita. Quante volte abbiamo sentito dire da amici e colleghi questa frase? Ma è solo una insoddisfazione del momento oppure sta diventando un fenomeno sempre più diffuso? Secondo un’analisi condotta dalla società di recruiting Hays Italia e dalla piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato Serenis su un campione di quasi mille lavoratori [2], il “cambio vita” per molti sembra essere più che una semplice idea, con tanti che stanno mettendo in discussione le proprie scelte di vita: quasi un lavoratore su dieci (8%), infatti, ha già pianificato tutto ed entro un anno è pronto a lasciarsi alle spalle il passato. L’obiettivo principale? La tanto desiderata “ricerca della felicità”.
Ma c’è anche il 25% che ha intenzione di fare il “salto” più avanti (bisognerà vedere come evolverà la situazione personale, per cui molti potrebbero cambiare idea), mentre per quasi la metà del campione resta solo un sogno nel cassetto; non faranno mai il grande passo, ma è pur sempre un monito per aziende e istituzioni.
Numeri che testimoniano un senso di infelicità diffuso tra i lavoratori, tanto che quasi quattro su dieci si ritengono insoddisfatti del loro attuale lavoro (solo il 28% è invece pienamente appagato), e quasi sei su dieci pensano almeno una volta a settimana di dare un taglio all’attuale vita per una totalmente diversa.
Perché vorrebbero cambiare così radicalmente? Le motivazioni sono tante e toccano più sfere, non solo lavorativa ma anche quella privata. La felicità, indicata da sei lavoratori su dieci, è la molla principale che fa scattare il desiderio di provare qualcosa di nuovo, insieme all’esigenza di migliorare la qualità della vita (57%), avere più tempo a disposizione con ritmi meno frenetici (54%) e ridurre lo stress (44%). Tutti elementi che, insieme all’insoddisfazione del proprio lavoro, fotografano una società sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini e dei lavoratori.
Ma ci sono anche altre motivazioni di tipo economico e più personali, come seguire le proprie passioni, ritrovare sé stessi, la voglia di vivere a contatto con la natura o far vivere i figli in ambienti più sani.
Un sogno nel cassetto
Per la maggior parte dei lavoratori, comunque, il cambio di vita resterà solo un sogno nel cassetto: la paura di fallire e di rimetterci a livello economico (per il 50% degli intervistati) e l’impatto che potrebbe avere sulla famiglia (per il 47%), in particolare su figli e partner, sono le principali barriere che frenano gli italiani. Pochi, invece, hanno il timore di pentirsi o di mettersi in gioco, probabilmente perché sono punti che non toccano direttamente le “tasche” dei lavoratori o le persone a loro care.
Sicuramente una forte spinta verso nuove avventure arriva dalle esperienze dirette di persone conoscenti che hanno avuto il coraggio di sperimentare il “Piano B”. Secondo gli intervistati, solo il 6% degli amici che ha fatto il grande passo nel nuovo progetto di vita si è poi pentito, e solo il 4% è tornato indietro. Quasi tre quarti sono invece soddisfatti o addirittura entusiasti della loro scelta.
L’identikit di chi vuole mollare tutto.
È uomo o donna, a prescindere dalla situazione economica, vive principalmente da solo, ha dai 50 ai 64 anni, è un profilo tendenzialmente alto (C-level) ma coinvolge anche i giovanissimi appena entrati nel mondo del lavoro, vive in comuni molto piccoli, al di sotto di 5.000 abitanti, o medio grandi, da 100mila a 500mila, lavora nelle grandi aziende.
“L’analisi che abbiamo condotto insieme a Serenis ha evidenziato la necessità per le aziende di creare dei punti di ascolto con i propri dipendenti in modo da individuare le possibili cause di insoddisfazione che spesso non dipendono solo dal lavoro in senso stretto, ma anche da fattori personali o esterni – afferma Alessio Campi, People & Culture Director di HAYS Italia – Gli imprenditori devono continuare a investire mettendo al centro la qualità della vita dei propri dipendenti e adottando politiche per ridurre lo stress,
oggi considerati elementi fondamentali per trattenere o attrarre i talenti. Oltre ai benefit che garantiscono un buon equilibrio tra privato e lavoro come la flessibilità, per molti lavoratori è sempre più importante avere un sostegno in alcuni momenti particolari della propria vita, come la nascita di un figlio o per esigenze di salute. Sono questi gli aspetti che possono convincere tanti collaboratori a non ricercare la propria felicità altrove.”