MILANO – “Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, come ogni anno, ha inteso ricordare il 31° anniversario della strage di stampo terroristico-mafioso accaduta in via Palestro a Milano (27 luglio 1993) in cui hanno perso la vita cinque persone: Alessandro Ferrari (vigile urbano); Carlo La Catena (25 anni), Sergio Pasotto (34 anni) e Stefano Picerno (36 anni) (vigili del fuoco); il marocchino Moussafir Driss (44), che riposava su una panchina dei giardini pubblici”. A parlare è il Prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU.
Commemoriamo le vittime di tale strage per tutto quello che rappresentano in modo da onorarne il ricordo, attraverso le parole di una giovanissima studentessa calabrese, Ilaria Perri, della classe III sez. G, del Liceo scientifico Filolao di Crotone.
Il tema di Ilaria
“La Strage di via Palestro fu un attentato terroristico organizzato da Cosa Nostra a Milano nella giornata del 27 luglio 1993.
Si trattò di un’esplosione innescata da un accumulo di gas inseriti all’interno di esplosivi progettati per essere trasportati a Milano.
La sera del 27 luglio l’ufficiale di polizia municipale Alessandro Ferrari osservò una Fiat Uno (che successivamente si scoprì essere stata rubata poche ore prima) parcheggiata in via Palestro, di fronte al Padiglione di arte contemporanea, da cui fuoriusciva un fumo biancastro e quindi richiese l’intervento dei vigili del fuoco, che accertarono la presenza di un ordigno all’interno dell’auto; tuttavia, qualche istante dopo, l’autobomba esplose, causando la morte dell’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e dei pompieri Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, oltre che dell’immigrato marocchino Moussafir Driss, colpito da un frammento di lamiera mentre riposava su una panchina.
L’onda d’urto provocò molti danni anche alle abitazioni ma soprattutto danneggiò il muro esterno del Padiglione d’Arte Contemporanea e i dipinti che ospitava all’ interno e alla circostante Villa Reale. Le indagini continuarono fino al 2014 e si cercò di ricostruire l’attentato che causò la strage di via Palestro, ma a dare una svolta alle indagini furono le dichiarazioni di Carra, Scarano, Di Natale e Maniscalco; furono in seguito considerati gli esecutori materiali della strage nel 1993 nove persone: Cosimo Lo Nigro,
Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano, Gaspare Spatuzza, Luigi Giacalone, Salvatore Benigno, Antonio Scarano, Antonino Mangano e Salvatore Grigoli. Nel 2002, dietro tali dichiarazioni, vennero arrestati i 2 fratelli Formoso; Tommaso e Giovanni Formoso, coloro che aiutarono Lo Nigro nello scarico dell’esplosivo e che compirono la strage. Dal 2002 in poi ci furono molte altre dichiarazioni da parte dei pentiti che aiutarono a comprendere e a ricostruire l’accaduto.
Il 22 novembre 1993 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha conferito la medaglia d’oro al valor civile alla memoria delle quattro vittime italiane per il “nobile esempio di altissimo senso del dovere e straordinarie virtù civiche, spinte fino all’estremo sacrificio”. Una scuola del quartiere Stadera è stata dedicata a Driss Moussafir. Il 27 luglio 2013, in occasione del ventesimo anniversario dell’esplosione, è stata collocata una targa commemorativa sul luogo della strage con i nomi dei caduti. Il 29 luglio 2015, i giardini di via Giovanni Battista Morgagni, situati a circa un chilometro dal luogo dell’attentato, sono stati intitolati alle vittime della strage, mentre la vicina caserma dei pompieri è stata dedicata alla memoria dei loro tre colleghi deceduti.
La strage di via Palestro rappresenta un tragico capitolo della nostra storia, la mafia, colpendo il cuore di Milano centro economico italiano, vuole dimostrare la sua potenza e lo fa con brutalità e efferatezza come tutti gli attentati avvenuti tra il 1992 e il 1993, in cui hanno perso la vita i magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone e tantissimi uomini e donne che coraggiosamente hanno sempre lottato per la sicurezza dei cittadini e per il trionfo della legalità”.
Le parole del presidente
Riteniamo oggi necessario non dimenticare quanto accadde quella notte, affinché i giovani non dimentichino e onorino i valori della legalità. Senza dubbio, la prima arma per combattere e sconfiggere la mafia è trasmettere la memoria, continuando a negare qualsiasi forma di malaffare in ogni contesto della vita quotidiana.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.