La Varese appassionata di basket e orgogliosa della sua gloriosa storia sportiva è in lutto per la scomparsa di Guido Carlo Gatti, deceduto ieri, 3 settembre, all’età di 86 anni. Gatti è stato uno dei protagonisti indimenticabili della Ignis Varese, squadra che negli anni ’60 iniziò a scrivere le prime pagine di una leggenda che avrebbe dominato il decennio successivo.
Nato a Gubbio il 29 aprile 1938, Gatti mosse i primi passi nel basket nella sua nativa Umbria, per poi passare all’Auxilium Torino e alla Gira Bologna. Il suo arrivo a Varese nel 1958 segnò l’inizio di un’epoca d’oro per il club, con cui vinse due scudetti: il primo nella storia della società nel 1961 e il secondo nella stagione 1963/1964. L’anno successivo, lasciò Varese per giocare con i rivali dell’Onestà Milano, ma rimase sempre legato alla città.
Dalla palla al cesto al basket
Alla fine degli anni ’50, il basket italiano stava ancora evolvendo dalle sue radici di “palla-al-cesto” verso un vero e proprio sport nazionale, un processo che si sarebbe concretizzato nel decennio successivo e raggiunto l’apice negli anni ’70, quando le telecronache di Aldo Giordani su Rai contribuirono a sdoganare definitivamente questo sport. In questo contesto emergente, Guido Carlo Gatti, originario di Gubbio e figlio dell’imprenditore Vittorio Gatti e di Maria Fedora, conosciuta come Mammola, si distinse per le sue qualità atletiche, inizialmente nel salto in alto, che poi mise al servizio del basket.
Dopo aver debuttato a Perugia, Gatti passò per Torino e Gira Bologna, approdando infine a Varese nel 1958, dove la Ignis stava diventando una forza dominante nel basket italiano. Sotto la guida di Enrico Garbosi prima e di Vittorio Tracuzzi poi, Gatti contribuì a portare la squadra alla vittoria di due scudetti (1961 e 1964). Tuttavia, dopo il secondo titolo, decise di trasferirsi alla Pallacanestro Milano, dove rimase fino al 1969, prima di concludere la sua carriera alla Stella Azzurra Roma.
La sua capacità di infiammare i tifosi con schiacciate spettacolari rese Gatti una leggenda, anche se la sua carriera avrebbe potuto essere più lunga. Infatti, Gatti era già proiettato verso il mondo dell’imprenditoria, gestendo l’azienda vestiaria fondata dal padre, che trattava marchi di grande rilievo come Armani, Versace e Moschino.
Nonostante il suo breve periodo in campo, Gatti indossò la maglia azzurra in 76 partite, segnando 371 punti, partecipò ai Giochi Olimpici del 1968 e vinse un oro ai Giochi del Mediterraneo nel 1963 e un argento all’Universiade del 1959. Nel contesto di quei Giochi, un giovane Dino Meneghin ricorda un episodio che coinvolse Gatti durante i raduni pre-olimpici all’Acqua Acetosa: una cabina per simulare l’altitudine di Città del Messico si ruppe durante un test, provocando l’esplosione dell’attrezzatura e il colorito sfogo di Gatti.
Il legame con Varese
Il legame di Gatti con Varese non si è mai spezzato. Dopo una carriera da imprenditore e la gestione di un agriturismo in Toscana, tornò a vivere in città, dove gli affetti familiari lo richiamarono. Sua moglie, Giovanna Bulgheroni, è infatti cugina del presidente della Pallacanestro Varese, Toto Bulgheroni.