Ginevra, 27 set. (Apcom) – Piovono le reazioni indignate dopo l’arresto del regista Roman Polanski, bloccato in Svizzera dove si recava a ricevere un premio alla carriera, sulla base di un mandato di cattura internazionale spiccato dalla giustizia degli Stati Uniti. E’ l’antica storia di uno stupro praticato su una minorenne, una macchia che perseguita il regista di origine polacche e a causa della quale il cineasta non mette piede negli Stati Uniti dal 1978.
E la vicenda diventa un caso diplomatico. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha annunciato che Varsavia e Parigi chiederanno insieme alla collega statunitense Hillary Clinton un intervento “perché gli Stati Uniti chiedano alla Svizzera di liberare Roman Polanski, e perché prenda in considerazione l’ipotesi del ricorso alla grazia da parte del presidente Barack Obama”.
Polanski vive in Francia, paese che lo ha sempre protetto anche in virtù delle norme speciali del suo trattato d’estradizione con gli Stati Uniti. La Svizzera, invece, “non aveva altra soluzione che arrestarlo” ha dichiarato il ministro della Giustizia elvetico. Il cineasta è stato arrestato sabato sera al suo arrivo a Zurigo, dove avrebbe dovuto ricevere un premio al locale Festival del Cinema. E’ in attesa di estradizione, ma può fare appello contro la procedura.
“La Svizzera non ha subito alcuna pressione da parte statunitense, la politica non ha nulla a che vedere con questa vicenda” ha detto il ministro, sottolineando che il problema è recente perché Washington ha spiccato un mandato di cattura internazionale solo nel 2005. Ha inoltre spiegato che la Svizzera non aveva arrestato Polanski in occasione delle sue precedenti visite nel paese perché è la prima volta che il governo sapeva con anticipo della venuta del cineasta su territorio elvetico. Polanski ha spesso visitato la Svizzera, per sciare o per presenziare a festival.
Non va mai, invece, né negli Stati Uniti né in Gran Bretagna. Ricevette nel 2002 l’Oscar per “Il Pianista” ma fu Harrison Ford a ritirarlo per lui. Nel 2005 testimoniò in videoconferenza con Londra in una causa contro la rivista vanity Fair.
Piovono le reazioni indignate. Lo scrittore inglese Robert Harris, dal cui romanzo “Il Ghostwriter” Polanski sta traendo un film, si è detto “stupefatto” ricordando che il regista circola senza problemi in tutta Europa. La neo direttrice generale dell’Unesco, la bulgara Irina Bokova, ha definito “scioccante” l’arresto del regista anche se ha precisato di “non conoscere i dettagli”: ma si tratta “di una personalità intellettuale conosciuta in tutto il mondo”.
Polanski, 76 anni, regista di film celebratissimi come “Rosemary’s baby”, “Chinatown”, “Il pianista” per citarne solo alcuni, è un ebreo polacco fuggito bambino dall’invasione nazista. Nel 1977 a Los Angeles ebbe rapporti sessuali con una ragazzina 13enne, Samantha Geimer. La ragazzina lo accusò di averla drogata con champagne e una pillola di un calmante, un Quaalude, nella casa di Jack Nicholson (l’attore non era presente). Arrestato, Polanski si dichiarò colpevole di rapporti fuori legge con una minorenne e fu mandato in prigione per 42 giorni. Gli avvocati delle due parti giunsero a un patteggiamento che avrebbe dovuto limitare a quel mese e mezzo la pena carceraria ma il giudice (che nel frattempo è defunto) cambiò idea e decise di proseguire il caso. Polanski nel 1978 fuggì dagli Stati uniti.
La vittima, Samantha Geimer, che raggiunse all’epoca un accordo extragiudiziale con Polanski, ha più volte detto che vorrebbe la chiusura definitiva del caso e che la pubblicità danneggia la sua famiglia.
L’avvocato francese di Polanski, Georges Kiejman, ha dichiarato che è “troppo presto” per sapere se il regista sarà estradato. “Per ora stiamo cercando di far revocare l’arresto a Zurigo” ha spiegato.
A Los Angeles, il caso era tornato alla ribalta quest’anno. Il giudice Peter Espinoza aveva respinto la richiesta di Polanski di chiudere il caso, perché il regista non si era presentato di persona in aula. Espinoza però ammise che ci sono “motivi sostanziali” per parlare di vizi di forma nel caso originale.
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