Una partecipazione massiccia ha segnato lo sciopero degli straordinari, su base volontaria, presso lo stabilimento di Cassinetta di Biandronno, uno dei principali poli di produzione di elettrodomestici da incasso di Beko Europe, controllata dalla multinazionale turca Arcelik. Luciano Frontera, coordinatore della Rsu della Fiom Cgil dello stabilimento, ha dichiarato che l’adesione è stata significativa, sia per lo sciopero sia per il presidio, evidenziando un chiaro segnale che i lavoratori hanno voluto inviare alla proprietà turca.
Nonostante in settimana si fosse già svolto uno sciopero di due ore in tutti e cinque gli stabilimenti italiani della Beko Europe, indetto dalle segreterie nazionali di Fiom, Fim e Uilm, la mobilitazione di sabato ha ribadito la gravità delle preoccupazioni. Alla base delle proteste ci sono due richieste fondamentali: maggiore chiarezza sul piano industriale e un confronto a breve con la proprietà, da realizzarsi nell’ambito del tavolo già aperto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).
Preoccupazioni per il futuro e segnali di crisi
Le incertezze sulla strategia aziendale e le voci di una possibile chiusura degli stabilimenti in Polonia hanno generato forte tensione tra i lavoratori italiani di Beko. Il silenzio della proprietà e l’assenza di un piano industriale chiaro hanno amplificato i timori. Questi sentimenti sono accentuati da segnali contrastanti: mentre il mercato degli elettrodomestici è stagnante, allo stabilimento di Cassinetta viene richiesta la produzione di 5.000 pezzi in più attraverso straordinari. Questo aumento della produzione, in un contesto di incertezza e di possibile crisi, alimenta la preoccupazione che possa nascondere notizie ancora più gravi.
Il coinvolgimento della politica
Di fronte all’escalation di preoccupazioni tra i lavoratori e i sindacati, anche la politica, sia locale che nazionale, ha iniziato a muoversi. In Regione Lombardia è stata approvata all’unanimità una mozione, proposta dal consigliere regionale Luca Ferrazzi, per esprimere solidarietà ai lavoratori e richiedere un intervento chiaro della proprietà. A questa iniziativa si è aggiunta la chiamata del consigliere regionale della Lega, Emanuele Monti, presidente della Commissione Welfare, che ha convocato un’audizione con le parti sociali per affrontare la crisi in corso.
Il sindaco di Biandronno, Massimo Porotti, ha ribadito il sostegno ai lavoratori e l’importanza cruciale dell’azienda per il territorio. Mimit e Regione Lombardia stanno monitorando attentamente la situazione di Beko Europe, che rappresenta una risorsa vitale non solo per la provincia di Varese ma per tutta l’area circostante. Porotti ha sottolineato l’urgenza di chiarire le strategie aziendali per garantire un futuro sereno ai lavoratori e alle loro famiglie.
Una mobilitazione che non si ferma
La scelta di concentrare la mobilitazione nella giornata di sabato, quando i lavoratori dello stabilimento frigoriferi sono impegnati negli straordinari, è stata strategica. La Fiom ha voluto puntare i riflettori sul paradosso di un’azienda che, nonostante la flessione del mercato degli elettrodomestici, continua a richiedere turni extra, alimentando i sospetti su manovre aziendali non trasparenti.
Per i sindacati, la situazione attuale rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema più profondo riguardante l’incertezza sul futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno. I lavoratori richiedono risposte concrete e trasparenza dalla proprietà. L’auspicio è che il tavolo di confronto con il ministero possa fornire le risposte necessarie, ma la mobilitazione proseguirà fino a quando non verranno garantiti il futuro dell’azienda e i posti di lavoro.
Un futuro in bilico
La vicenda di Beko Europe rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che il settore degli elettrodomestici sta attraversando a livello globale. La crisi dei volumi produttivi, le chiusure degli stabilimenti all’estero e l’incertezza sui piani industriali stanno mettendo a dura prova la fiducia dei lavoratori italiani. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se le proteste e le mobilitazioni riusciranno a ottenere l’attenzione necessaria da parte della proprietà turca e delle istituzioni nazionali.
Intanto, la richiesta dei sindacati è chiara: maggiore trasparenza, un confronto immediato e garanzie sul futuro occupazionale. Solo così, secondo i rappresentanti dei lavoratori, sarà possibile riportare serenità all’interno degli stabilimenti e scongiurare decisioni drastiche che potrebbero avere conseguenze devastanti per l’intera comunità locale.